Stadio "Ferraris", se quelli del Waterfront fossero la terza via?

di Giampiero Timossi

3 min, 40 sec

A Genoa e Sampdoria serve tempo, il Comune pensa anche a un'ipotesi più collaudata

Stadio "Ferraris", se quelli del Waterfront fossero la terza via?

Quelli del Waterfront posso diventare la Third Way? La storia del “nuovo” stadio Luigi Ferraris sembra a un punto di stallo, invece può procedere verso una svolta, può essere che da incomprensibile diventi realizzabile. Dal Waterfront alla Third Way , per dirla un po’ alla Bucci, in un inglese più maccheronico rispetto allo slang del sindaco, significa che per ridare un nuovo stadio alla città di Genova, a Genoa e Sampdoria (in ordine rigorosamente alfabetico), al calcio italiano e magari anche a quello europeo, si possa chiedere l’intervento di Cds, la holding che con il disegno di Renzo Piano ha realizzato quella che si può definire la maggiore operazione di trasformazione urbana in città dal 1992. Insomma, quelli del waterfront di Levante. L’idea della “terza via” sembra prendere piede più o meno una settimana fa, diventa per alcuni più evidente quando oggi il sindaco di Genova Marco Bucci e il vicesindaco Pietro Picciocchi prendono atto e ringraziano per le integrazioni al progetto ricevute da Genoa e Sampdoria, non interrompono affatto il dialogo, ma fanno presente ai vertici rossoblù e blucerchiati anche altro.  Ipotizzando eventuali soggetti terzi che potranno essere ascoltati, da qui in avanti, per l’acquisizione e la ristrutturazione dello stadio. Ecco la terza via, che non è in questo caso il “soggetto terzo” ma piuttosto un’idea, un progetto tutto da costruire. Sullo sfondo l’Europeo 2032 e la necessità di rispettare i tempi richiesti perché anche Genova possa presentare al ministro dello Sport Abodi la propria candidatura.

Dunque è anche una questione di tempi, ma forse è legittimo pensare (senza eccedere in un inutile buonismo) che tutte le parti in causa provino a fare del proprio meglio, nella volontà di dare a Genova un nuovo e moderno impianto, senza certo tralasciare che la vicenda non vola proprio alla velocità di un Concorde, aereo che peraltro cessò i suoi servizi nel 2003, 13 anni dopo l’ultimo restyling radicale del Ferraris. Il Genoa dei 777 è partito a razzo, ha presentato al Comune un progetto costato pare molte centinaia di migliaia di euro (circa 800.000 stima non ancora ufficiale), affidando la trasformazione di idee in progetti allo studio Penaranda. Più recentemente la Sampdoria ha parlato di un proprio progetto con la consulenza dello studio Zoppini, il Comune ha chiesto invece di mettere in campo una newco che sarebbe stata definita, con una partecipazione delle due società al 50 per cento, ma in realtà non è ancora costituita formalmente.

Va bene che il tempo stringe, ma la materia è comunque delicata, in fondo Guareschi direbbe che si tratta di un matrimonio tra Peppone e Don Camillo. Questo ultimo passaggio, l’assenza di una società unica già pronta a operare,  non fermerebbe il progetto, ma potrebbe rallentarlo, con l’idea che da Roma possano intendere questo rallentamento come una scarsa volontà di proporre con forza anche la candidatura di Genova per Euro2032. Ecco allora la “terza via”, che significa che potrebbe venir coinvolto chi sta riconsegnando alla città, ovviamente per legittimo profitto, il Palasport e il waterfront. Sia chiaro, fin qui nessuna richiesta ufficiale da parte del Comune, ma è certo qualche contatto informale. Sia chiara un’altra cosa: non è stata la holding Cds a farsi avanti ed è quasi certo che non lo farà, almeno se non verrà individuata la possibilità di costruire un progetto credibile e soprattutto capace di far felice un po’ tutta la città. Per rendere più chiara la cosa e anche un po’ meno retorica: il progetto deve essere condiviso e piacere a Genoa e Sampdoria, essere funzionale per il grande calcio, ma anche per gli appuntamenti della città di Genova. Quelli del Waterfront, chiamiamoli così, hanno dimostrato al sindaco del fare di saper fare. Ma anche per loro il progetto stadio di Genova è un’operazione ancora tutta da costruire e alcune domande chiave restano ancora aperte: chi deve comprare lo stadio? A chi andrebbe rivenduto? Si può fare un’operazione a credito, magari inserendo nell’operazione una di quelle strutture alberghiere extralusso che a Genova mancano? Domande in cerca di risposte, rapide, ovviamente.

Giampiero Timossi

Direttore responsabile Telenord