Veron: "La Sampdoria mi torna sempre in mente. Un ritorno? Non si sa mai..."

di Redazione

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L'argentino: "Ho vissuto degli anni incredibili, i blucerchiati come una famiglia"

Veron: "La Sampdoria mi torna sempre in mente. Un ritorno? Non si sa mai..."

Una bella sorpresa per tutti i tifosi della Sampdoria. Juan Sebastian Veron attraverso una diretta Instagram sulla pagina ufficiale della società blucerchiata, ha raccontato in modo inedito la sua esperienza a Genova. Le sue 'bombe' sono un ricordo ancora molto vivido nelle menti dei tifosi. Il campione argentino ha ripercorso i passi che lo hanno portato alla Samp: "La prima immagine che mi viene in mente è quando mi hanno detto che c’era una squadra che mi voleva nel ’96. Ero in Cina con il Boca Juniors, Maradona mi raccontava della squadra in cui sarei andato. Io non sapevo molto della storia della Samp, mi ricordavo solamente la finale di Champions League del ’91 contro il Barcellona. Sono partito al buio. In poco tempo si è rivelata una famiglia: dal presidente ai magazzinieri. Ogni volta che parlo con figli e ragazzi che giocano a calcio, parlo sempre della Sampdoria. Mi torna sempre in testa, ho finito le parole. Ho vissuto due anni incredibili lì, specialmente il primo perché per me si trattava di un campionato diverso. Ho tenuto duro, grazie anche ai miei compagni. Ho trovato una società solida e una squadra forte, perfetta per la mia crescita".

Un curioso aneddoto su Bogliasco: "Avevamo il campo in terra battuta e per non rovinare il campo principale in erba, quando pioveva, ci allenavamo lì".

Sui tifosi e sulla maglia blucerchiata: "Ho un ricordo bellissimo dei tifosi e della città. Spero sia lo stesso per loro. La maglia è fantastica. In Argentina c’è molta gente che tifa Sampdoria, addirittura un cuoco famoso".

Una curiosità su Roberto Mancini: "Ho la sua maglia, gliela chiesi a San Siro. Per me Roberto è stato un fratello. Era un rompipalle in allenamento, ora l’età lo ha calmato. Era meglio evitare di allenarsi con lui... Per me è stato un esempio: sempre concentrato, non mollava mai di un centimetro".

Il segreto per un buon allenatore: "Per fare il tecnico bisogna avere il carisma di Boskov e la pazienza di Eriksson. Boskov aveva personalità, era sempre lucido e diretto. E poi aveva un rapporto particolare con la Sampdoria. Eriksson mi ha dato fiducia all’inizio: era rilassato, non alzava mai la voce".

È possibile un ritorno alla Samp in futuro? "Sono molto legato ai blucerchiati. Se ci fosse un progetto in futuro, valuteremo. Non si sa mai, tengo aperta la porta".