Terzo Mandato, Toti a Telenord: "Limitazioni poco comprensive, si rischia una lunga battaglia tra Stato e Regioni"

di Carlotta Nicoletti

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Toti: "La Meloni deve rifletterci, dato che è esponente di un partito che ha sempre pensato alle preferenze individuali dei cittadini"

Terzo Mandato, Toti a Telenord: "Limitazioni poco comprensive, si rischia una lunga battaglia tra Stato e Regioni"

Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, durante un'intervista rilasciata al direttore di Telenord, Giampiero Timossi per Primo Piano, è tornato nuovamente sulla questione del terzo mandato per i governatori, dopo lo stop ieri in commissione Affari Costituzionali al Senato, facendo un appello a Giorgia Meloni: "Io sono per la liberalizzazione dei mandati per i governatori e i sindaci. Se prendiamo ad esempio Luca Zaia, che è al quarto mandato questo rende un terzo mio mandato giuridicamente possibile. Il tema del terzo mandato non è personale né della Regione, sono i cittadini a dover decidere. Se sono utile continuerò a fare il mio mestiere, altrimenti andrò a fare altro. Non è questo il tema e neppure la divisione all'interno della maggioranza politica del centrodestra che non ci sarà. Il Paese sta investendo con il Pnrr e le riforme, ma i temi da affrontare sono due: il primo è la frattura tra centro e periferia, ci sono deputati lì dagli anni '90 e ci sono senza aver preso voti, ma sulla base di liste bloccate dalla segreteria dei partiti, questa spaccatura tra centro e periferia rischia di essere istituzionale e creare una crisi. La conferenza delle Regioni ha chiesto un incontro al primo ministro per discutere della faccenda, oltre al tema del contenzioso giudiziario si rischia davvero una crisi politica, che non è tra destra e sinistra ma tra centro e periferia appunto. La seconda cosa è che in un Paese dove i parlamentari vengono scelti sulla base di liste bloccate dalle segreterie dei partiti, impedire anche ai cittadini di potersi esprimere sul terzo e quarto mandato degli amministratori locali credo sia un'ulteriore restrizione della volontà popolare. Sono due temi da considerare e la Meloni deve rifletterci, dato che è esponente di un partito che ha sempre pensato alle preferenze individuali dei cittadini, sostenendo che gli elettori dovessero scegliere. La limitazione dunque è una cosa poco comprensiva - continua Toti - e i cittadini hanno un senso di smarrimento se una serie di persone popolari e radicate del territorio vengono tolte per una tagliola che non esiste nel resto del mondo. Tutte le democrazie non hanno questa limitazione, forse in Portogallo e in alcuni casi con il presidente americano e francese. Sembra che ognuno lo faccia per interesse del momento, in base alla situazione e convenienza. Non ci devono essere limiti alla volontà dei cittadini, un sindaco o governatore dovrebbe rimanere fin tanto che i cittadini lo vogliono. Non ci sono limiti per primo ministro e Presidente della Repubblica. È una discussione sterile e pericolosa per i partiti. La spaccatura non è tra la Lega e il resto dei partiti simpatizzanti, ma è una spaccatura trasversale tra chi si cimenta con consenso nel territorio e una casta politica che ritiene di scegliere dopo i governatori anche i sindaci e presidenti".


Luca Zaia, governatore del Veneto ha chiesto di modificare lo statuto sulle elezioni dei governatori che dovranno essere scelti dai consiglieri, a questo Toti risponde: "Con questo rischiamo due anni di contenzioso costituzionale e amministrativo. Ogni situazione è diversa da regione a regione, ci sono regioni che hanno già recepito la legge 2004, ma non il vincolo al secondo mandato. Allora, il dubbio costituzionale, la legge 2004 sulle Regioni vale più o meno della legge regionale? Sono due legislature parallele che la costituzione affida alle regioni. Il presidente Toti convoca le elezioni a fine mandato, come stabilito dal consiglio regionale della Liguria, allora se ci dovesse essere questo avremo Corte Costituzionale e Tar impegnati per anni in un contenzioso e non si capisce chi è il governatore e chi è il sindaco e se si poteva candidare o meno. Si vivrebbe un'incertezza amministrativa per due anni su chi è il sindaco e il governatore".


Sulle Europee: "Ci sono già alcuni candidati da altre regioni. Non è un tema che riguarda la giunta regionale e i movimenti civici della Liguria, appoggeremo i candidati liguri all'interno del centrodestra, che è il nostro filamento politico e per il dialogo costruttivo che abbiamo con il Governo. Ci saranno vari candidati da Fdl, Lega e dagli altri partiti".


Il Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, ha chiarito poi la sua posizione sulla mancata presenza di rappresentati della Lista Toti alla presentazione del candidato del centrodestra per le amministrative a Sanremo.“Ci sono molti esponenti vicini alla nostra amministrazione, a Sanremo c'è Gianni Rolando che è anche un mio amico e una persona per bene. La Lista Toti si è presentata nelle amministrative in vari luoghi della Liguria, con liste civiche del territorio. A Sanremo succede che Gianni Rolando è stato candidato legittimamente dalle forze politiche Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia. Mancano mesi alle elezioni e molti esponenti sono vicini alla nostra amministrazione di quell'area civica. Alcuni rappresentanti sono con Rolando e altri con il sindaco uscente, quindi io avendo molti amici sparpagliati in varie candidature ho detto solo che simpatizzo, ma saranno gli elettori a scegliere”.


Il Governatore è intervenuto anche sul dibattito aperto dal quotidiano Il Foglio, che raccogliendo le voci dei discografici, aveva definito l’Ariston e Sanremo inadeguato ad ospitare il festival. Toti tagli corto e dice: "E' come chiedere le dimissioni di un commissario tecnico che ha appena vinto un mondiale. Non credo sia serio. E' ormai una festa del paese il Festival e Sanremo si sta anche modificando con nuovi parcheggi, il rifacimento del porto e poi ci sono anche imprenditori di Monaco per esempio che vogliono investire sulla riviera ponente ligure. L'Ariston è vecchio sì e polveroso ma non ho un'idea, ci penserei bene è ancora carico delle impronte di Domenico Modugno. Renderlo come il palco dell'Eurovision potrebbe funzionare ma è come entrare in quei vecchi bar dove ti siedi e bevi un drink dove lo ha bevuto Hemingway".