La Spezia: assolta dall'accusa di aver ucciso fratello con sedativo, il pm aveva chiesto 14 anni

di Redazione

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"Questo sistema è sbagliato, si sono presi per 8 anni la vita di una persona innocente"

La Spezia: assolta dall'accusa di aver ucciso fratello con sedativo, il pm aveva chiesto 14 anni

È stata assolta oggi dall'accusa di omicidio volontario Marzia Corini, medico anestesista (nella foto), imputata per aver ucciso, il 25 settembre 2015, con un'overdose di Midazolam, un sedativo, il fratello Marco Corini, avvocato di vip e calciatori e che era malato terminale di cancro, nella sua casa di Ameglia, in provincia di La Spezia. La pubblica accusa aveva chiesto una condanna a 14 anni.

Lo ha deciso la Corte d'Assise d'appello di Milano nel processo di secondo grado bis, dopo che la Cassazione aveva annullato con rinvio l'assoluzione della Corte d'Assise d'appello di Genova, che aveva ribaltato la condanna di primo grado a 15 anni.

"Il primo pensiero è che questo sistema è sbagliato, si sono presi per 8 anni la vita di una persona innocente". Sono le prime parole pronunciate di fronte ai cronisti da Marzia Corini. "Penso alle persone che non possono permetterselo, è un sistema da cambiare dalle fondamenta, io devo la mia vita ai miei due avvocati", ha aggiunto Corini, con a fianco i legali Vittorio Manes e Giacomo Frazzitta. Sia lei che i suoi avvocati si sono messi a piangere dopo la lettura del verdetto. Infine: "Da ora comincerò ad elaborare il lutto per mio fratello, finora ho solo ripercorso per centinaia di volte la sua agonia".

Accolte quindi le tesi della difesa. "I numerosi elementi tecnici ci dicono che fu una morte per cause naturali e che lei seguì esattamente il protocollo delle cure palliative". E' un passaggio dell'arringa del difensore Vittorio Manes, che nel processo d'appello bis, che si svolge davanti alla Corte d'Assise d'appello di Milano, aveva chiesto l'assoluzione "perché il fatto non sussiste" per Marzia Corini.

Quella "iniezione", ha spiegato il legale che assiste la 59enne con l'avvocato Giacomo Frazzitta, "venne eseguita la mattina e la morte avvenne la sera e tutti i testi dicono che Corini è morto dopo 30, 40 minuti di respiro affannoso, ossia il cosiddetto 'gasping'". Non contano, ha aggiunto la difesa, le parole intercettate della donna, che per la pg Francesca Nanni furono una confessione. "Non contano i suoi deliri, i suoi rimorsi, contano le prove", ha detto il legale. E "non si può nemmeno dire che quella iniezione ha determinato colposamente la morte. Lui era affidato alle cure palliative e lei ha seguito esattamente il protocollo". Fu il fratello, ha ricordato il legale, a chiedere "alla sorella di non farlo soffrire con quelle cure".

L'anestesista imputata, presente oggi in aula, era anche accusata di falso nel testamento del fratello, ma questo reato nel frattempo si è prescritto.