Gilberto Danesi, primo giorno da pensionato per l'ex ad di Psa Genova Pra'

di Marco Innocenti

4 min, 17 sec

La fusione con Sech e i numeri della crisi Covid, la passione per il golf e il nuovo cane Rambo

Gilberto Danesi, primo giorno da pensionato per l'ex ad di Psa Genova Pra'

Per chi, come lui, è stato in prima linea per tutta una vita, la parola pensione è un qualcosa che ha un significato tutto particolare. A maggior ragione se, come per Gilberto Danesi, il primo giorno da pensionato sei costretto a passarlo chiuso in casa per l'emergenza coronavirus. L'ormai ex amministratore delegato di Psa Genova Pra', pur lasciando la carica fin qui rivestita, resterà comunque come membro del consiglio di amministrazione del ramo italiano: "Darò un supporto meno operativo - commenta Danesi nel suo primo giorno da 'pensionato' - Magari più strategico".

A raccoglierne il testimone sarà Roberto Goglio, designato poco più di un mese fa come general manager del terminal di Pra': "Goglio è una persona di cui abbiamo la massima fiducia - spiega Danesi - Quando io sono arrivato a Voltri, lui si occupava di acquisti poi si è spostato a Venezia come capo del terminal raccogliendo ottimi risultati in 5-6 anni di lavoro e ora l'abbiamo riportato a casa".

Ma com'è la sua nuova vita da pensionato? "Onestamente - commenta sorridendo Danesi - me la immaginavo decisamente differente. Pensavo che avrei fatto qualcosa di diverso magari dedicando un po' di tempo ai miei hobby, come ad esempio il golf. Invece, come tutti, sono chiuso in casa e non posso giocarci. Mi ero anche comprato un cane, un golden retriever, ma l'allevamento si trova a Treviglio, proprio in provincia di Bergamo. Dovevo andare a prenderlo già venti giorni fa ma non è stato proprio possibile. Gli avevamo anche già dato un nome, anche se l'aveva scelto mio nipote che ha 11 anni: l'abbiamo chiamato Rambo. Comunque, pensione o no, non pensiate voi genovesi di esservi liberati così facilmente di me. Ci rivedremo presto".

Quando si va in pensione, per tutti, è un po' anche il tempo di tracciare una sorta di bilancio. Non per Gilberto Danesi, però: "Io non sono proprio tipo da fare bilanci - racconta - Non mi guardo mai indietro e poi, semmai, saranno gli altri a doverli fare del mio lavoro. Non ricordo nemmeno quello che ho fatto... Di certo c'è che ho combattuto tante battaglie. Alcune le ho vinte, altre le ho pareggiate e qualcuna l'ho anche persa, per carità ma credo di poter comunque dire che il bilancio è positivo, almeno per la mia compagnia e per i miei lavoratori. Qualcosa che avrei voluto ma non sono riuscito a fare? Far avere un'evoluzione più veloce alla compagnia. Oggi il mondo cambia a tutta velocità e bisogna adatatarsi alle nuove tecnologie. La gente deve attrezzare il proprio cervello per farsi trovare pronta sennò si rimane tagliati fuori. Sono però sicuro che la compagnia abbia tutti gli elementi per portare avanti questo processo nel prossimo futuro, recitando sempre un ruolo adeguato".

In ballo c'era anche una certa fusione... "La fusione con Sech è un elemento importante per il porto di Genova e per la portualità in generale. Vte lavora con 4 mani per motivi di sicurezza e quindi alcune macchine le spostiamo in un altro terminal che è proprio Sech, l'unico che può gestire navi come quelle che gestiamo noi. Il fatto stesso che il Vte possa avere a disposizione 5 banchine è un bene per l'intero porto di Genova perché quando le meganavi saranno ancora più frequenti, l'avere 5 banchine a disposizione sarà importantissimo per tutto il porto. In prospettiva, è un'operazione che vedo bene. entrambe le società poi sono costituite da terminalisti puri, che quindi non fanno preferenze per una linea o per l'altra. Noi siamo aperti a tutti e tutti possono trovare da noi la loro casa".

Una casa, però, che in queste settimane rischia di restare vuota per l'assenza di traffici. "Purtroppo quella che stiamo attraversando è una vera guerra - afferma Danesi - Molto più grave di quello che molti pensano. A febbraio abbiamo movimentato 146mila teus ma bisogna tener conto che si è lavorato su 28 giorni. A marzo abbiamo fatto 108mila teus. Contando che ci sono stati tre giorni in più, quindi, il calo è stato di circa il 35%. Senza contare che, per aprile, sarebbe già un risultato riuscire a pareggiare i 108mila teus movimentati a marzo. Tutto questo avrà ovviamente delle implicazioni sui conti economici dell'azienda ma, a pesare, c'è soprattutto la difficoltà nell'incassare le fatture sui servizi già resi ai nostri clienti, cioé alle shipping line. Abbiamo fatto dei servizi che non ci vengono pagati perché loro trasportano di meno e, a loro volta, non vengono pagate con la dovuta regolarità. Se non riparte la domanda di beni da parte del mercato, con la gente che riprende a consumare, purtroppo non ne usciamo. E' un cane che si morde la coda. C'è un crollo totale, dal quale serviranno mesi per riprendersi. Pensiamo ad esempio al turismo, specialmente quello degli stranieri come tedeschi, inglesi o spagnoli. Nei loro paesi vedranno arrivare i picchi dell'epidemia solo con 2/3 settimane di ritardo rispetto all'Italia e non verranno certo a fare le loro vacanze qui da noi".