Genoa, salvezza difficile ma serve la dignità di Badelj

di Gessi Adamoli

3 min, 21 sec

La vita ed il calcio sono pieni di miracoli, ma come si può pensare di trasformare la squadra che non è riuscita a battere la Salernitana in uno schiacciasassi?

Genoa, salvezza difficile ma serve la dignità di Badelj

“Chi non è disposto a lottare, deve abbandonare la squadra”, Stefano Sturaro, a quasi trent'anni di distanza, è sulla falsariga del professor Scoglio quando esclamò la frase che resta scolpita nella storia del club rossoblù: “Noi siamo il Genoa e chi non è convinto posi la borsa e si tolga le scarpe”. Il capitano ha dato tutto e anche di più. Ha finito coi crampi, ma Blessin l'ha comunque tenuto in campo, anche se a rischio del secondo giallo, perché non si poteva sostituire il giocatore che stava gettando il cuore oltre l'ostacolo, provando a trascinare una squadra che nel secondo tempo era letteralmente sparita dal campo.

Anche nel primi quarantacinque minuti non era lo stesso Genoa aggressivo e furibondo che aveva messo alle corde l'Udinese ed in evidente difficoltà la Roma. Chissà, forse pesava troppo l'obbligo di dover vincere a tutti i costi. Però la squadra dava comunque la sensazione di essere viva, mentre l'encefalogramma è risultato desolatamente piatto dopo la doccia gelata del gol di Bonazzoli. Blessin voleva dei lupi che azzannassero gli avversari e invece molti dei suoi giocatori si sono rivelati docili agnellini che si sono smarriti alla prima difficoltà. E' in questi momenti che deve riecheggiare il monito di Scoglio: “Noi siamo il Genoa!”. Ma da quando le squadre si sono trasformate in multinazionali è diventato estremamente complicato riuscire a trasmettere il senso di appartenenza. E anche per questo risulta difficile comprendere la rinuncia ad un giocatore come Criscito che ha il dna rossoblù.

La vita ed il calcio sono pieni di miracoli, ma come pensare di riuscire a trasformare la squadra che non è riuscita a battere la Salernitana in uno schiacciasassi capace di fare 22/23 nelle restanti tredici giornate di campionato, dopo che ne ha totalizzati soltanto 15 in venticinque (media 0.6 punti a partita)? Non è ancora tempo di processi e probabilmente non lo sarà mai perché tutti sanno a chi si deve questo stato di cose. Preziosi è stato abilissimo a scendere dalla nave prima che iniziasse ad imbarcare acqua, la nuova proprietà sapeva perfettamente a quali rischi andava incontro e non si è tirata indietro, scegliendo un'idea di fare calcio nuova che loro stessi hanno definito “rivoluzionaria”. Potevano provarci a metterci una pezza al mercato di gennaio? Il rischio era di fare contratti pluriennali a giocatori datati che in caso di retrocessione sarebbero stati una zavorra che avrebbe reso estremamente complicata la ripartenza. I 777 si occupano unicamente della parte finanziaria, per quella tecnica hanno dato carta bianca a Spors. La filosofia col quale il general manager rossoblù ha operato sul mercato è stata subito accolta con grandi consensi, ora però bisogna fare i conti coi risultati che non arrivano e con una probabile retrocessione. Chi aveva benedetto il nuovo corso, dicendosi disposto a ripartire anche dalla serie B, non ora può fare un doppio salto carpiato e dire che sarebbe stato preferibile “l'usato sicuro” del mercato di gennaio di Preziosi.

Trarre conclusioni affrettate, tanto più dopo solo poche settimane, sarebbe un errore, perché si sa che un progetto per realizzarsi ha bisogno di tempo. A meno che non si preferiva continuare a vivere pericolosamente alla giornata, senza la certezza di un domani, come con Preziosi.

C'è però modo e modo di retrocedere. Ed la squadra rossoblù lo deve fare con dignità e orgoglio, caratteristiche proprie del Genoa e della sua gente. Il messaggio è per esempio per quei giocatori, vedi Vazquez e Destro, che sono usciti dal campo, evidentemente non soddisfatti per la sostituzione, camminando e facendo perdere secondi che avrebbero potuto essere preziosi. Prendano esempio da Badelj, vice campione del mondo nel 2018 con la Croazia. Quando Blessin l'ha richiamato in panchina ha obbedito come un soldato ed è corso a dare il cinque a Piccoli che stava per entrare.

Ricordiamolo: “Noi siamo il Genoa!”.

(Foto tratta da Genoacfc)