Due anni dal lockdown, Ansaldi: "Ricordo il suono delle sirene e il silenzio della città"

di Giorgia Fabiocchi

"Le giornate di lavoro duravano 12, 15, 18 ore, sette giorni alla settimana. Impressa la stanchezza dei colleghi"

La conferenza stampa indetta dall’allora premier giallorosso Giuseppe Conte rimarrà nella storia italiana. In quei minuti il presidente del Consiglio annunciò il lockdown, parola che fino a quel momento conoscevamo solo per sentito dire e che invece, nel giro di poche ore, si trasformò in un cambiamento radicale delle abitudini. Fu il primo lockdown nazionale in Europa.

Un decreto, firmato il 9 marzo 2020, che ha segnato la storia dell’uomo: divieto di spostarsi non solo da un comune all’altro ma anche dal proprio quartiere, la certificazione, gli alimentari e pochi altri negozi aperti e poi, le sirene spiegate che non lasciavano tregua, né di giorno né di notte. Ed è proprio questa l’immagine impressa negli occhi del direttore generale di Alisa Filippo Ansaldi.

“La risposta del sistema sanitario è stata una risposta veramente importante, se devo pensare alle immagini e ai suoni, tutti noi ricordiamo il silenzio della città e il passaggio delle ambulanze – racconta Filippo Ansaldi –, le giornate di lavoro che duravano 12, 15, 18 ore, sette giorni alla settimana. E ricordo poi la sofferenza e la stanchezza sui visi dei colleghi”.

In queste ultime settimane la pandemia e il covid fanno meno paura ma, per farli diventare un ricordo, ci vorrà sempre la giusta attenzione. “Sarà un’estate sicuramente improntata su una maggiore sicurezza, grande attenzione sarà necessaria in autunno – spiega Ansaldi – anche perché ci permetterà di capire a che punto siamo del percorso di endemizzazione, per considerare Sars-Cov-2 un virus alla stregua di altri virus invernali e respiratori”.