Violenza e droga dello stupro, da Genova parte progetto pilota per controlli immediati nei pronto soccorso

di Filippo Serio

Firmato in Prefettura un protocollo che definisce le linee guida

Analisi immediate nei pronto soccorso genovesi per le donne che si presentino in stato confusionale e in caso di sospetta violenza sessuale. Un'arma in più contro la "droga dello stupro".

Un protocollo è stato firmato oggi in Prefettura a Genova per un progetto pilota, apripista a livello nazionale, che sarà esteso a tutta la Liguria, detta procedure precise e omogenee per il medico del pronto soccorso per effettuare con tempestività esami del sangue e delle urine "nel caso di sospetta violenza sessuale e concomitante sospetta somministrazione di sostanze ipnoinducenti e/o di ghb (cosiddetta droga dello stupro, ndr)".

Per garantire "collaborazione con l'autorità giudiziaria". Sottoscritto dal prefetto Cinzia Torraco, con la Procura presso il tribunale e il Tribunale per i minorenni, la Regione Liguria, il Comune di Genova, l'Università, l'ufficio scolastico provinciale, Alisa, e gli ospedali, il protocollo renderà più facile dimostrare il reato e perseguirlo. Servirà ancora qualche giorno per la messa a punto operativa, ma l'obiettivo è partire già a Capodanno.

"Lo scopo è di arrivare in tempo a verificare attraverso esami di laboratorio e chimici la presenza di sostanze ipnoinducenti che hanno purtroppo consentito una violenza sessuale" spiega Cinzia Tarraco. Non ci sono dati precisi sulla dimensione del fenomeno a Genova, ma i casi di violenza a livello nazionale sono in aumento.

"Il problema della cosiddetta "droga dello stupro" è un elemento da intercettare perché quando una donna giunge al pronto soccorso e non ricorda non è per lo stress o lo shock ma è l'effetto del farmaco che toglie la memoria" spiega Angelo Gratarola, assessore alla Sanità della Regione Liguria.

"L'accordo fissa un elemento indiziario fondamentale di partenza" dice il procuratore capo di Genova Nicola Piacente: "Bisogna erodere la fase di seconda vittimizzazione delle donne, che non devono giustificare il perché fossero vestite in un certo modo o avessero frequentato un determinato luogo. La libertà di autodeterminarsi è un aspetto sacro della libertà delle persone".