Università di Genova e San Martino presentano "Mnesys": progetto di ricerca su neuroscienze e neurofarmacologia

di Marco Innocenti

L'obiettivo è quello di disegnare trattamenti su misura contro le malattie neurologiche e psichiatriche basati sulla genetica

Il Ministero dell’Università e della Ricerca ha annunciato i 14 progetti ammessi alla seconda fase del bando per la creazione di “Partenariati estesi alle università, ai centri di ricerca, alle aziende per il finanziamento di progetti di ricerca di base” nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il risultato della valutazione tecnico-scientifica è molto lusinghiero per l’Università di Genova, che vede ammessi alla fase negoziale ben quattro suoi progetti: uno come coordinatore nazionale sulla tematica 12 “Neuroscienze e neurofarmacologia” e tre come referente di spoke (focus specifico) in altre tre tematiche – Scenari energetici del futuro (coordinato dal Politecnico di Bari), Rischi ambientali, naturali e antropici (coordinato dall’Università Federico II di Napoli), Cybersecurity, nuove tecnologie e tutela dei diritti (coordinato dall’Università degli Studi di Salerno).

L’obiettivo del progetto sulle Neuroscienze e neurofarmacologia è arrivare ad un approccio di indagine del singolo individuo fino a quello dell’intera popolazione, utilizzando tecniche innovative che permettono di studiare il sistema nervoso come network, di sviluppare nuove strategie farmacologiche e tecnologiche e di creare dei modelli digitali che siano la fedele riproduzione virtuale dell’individuo su cui disegnare e sviluppare in modo preciso strategie di prevenzione e di cura delle malattie neurologiche e psichiatriche. 

Siamo di fronte ad una delle più impegnative e affascinanti sfide della medicina – osserva il presidente della Regione Liguria e assessore alla Sanità Giovanni Toti - che grazie alla ricerca e alle risorse del Pnrr, potrà trovare attuazione e concretezza nel prossimo futuro. Il fattore determinante rimane quello umano, sono i nostri ricercatori, tra i migliori a livello italiano e internazionale, a cui va il nostro plauso: il fatto che l’Università di Genova con il nostro Policlinico San Martino, Istituto di ricovero e Cura a carattere scientifico anche per le Neuroscienze, siano in primissima linea in questo progetto è un motivo di grande orgoglio per tutto il sistema sanitario ligure. In un’epoca in cui viviamo molto più a lungo rispetto al passato, l’idea di riuscire a prevenire, addirittura a predire le malattie neurodegenerative e, qualora già in essere, a curarle con terapie personalizzate, modellate sul paziente, oggi può diventare realtà, anche grazie a questo progetto all’avanguardia targato Liguria, perfettamente in linea anche con il progetto pilota della Regione nell’ambito del Pnrr per la realizzazione dell’ospedale degli Erzelli”.

Le carte vincenti e gli elementi di novità di questo progetto - aggiunge Filippo Ansaldi, direttore generale di Alisa - riguardano diversi aspetti: la grande capacità di mettere intorno allo stesso tavolo tanti soggetti con caratteristiche diverse, essendoci 11 università pubbliche e 11 enti di ricerca privati; la multidisciplinarità e approcci innovativi e diversificati che vanno dagli studi di popolazione ai modelli cellulari, dalla genetica agli approcci molecolari. La grande capacità di condensare in un unico progetto elementi così diversi dimostra che si tratta di un progetto con una grande visione, ma anche la leadership e l’autorevolezza del proponente. Il tutto si traduce in una grande opportunità”.

Federico Delfino, rettore dell’Università di Genova, esprime piena soddisfazione per un esito che “si completa organicamente con gli altri nostri progetti in essere. In particolare il partenariato che sarà coordinato dal nostro Ateneo, focalizzato sulle neuroscienze e sulla neurofarmacologia, si integra perfettamente con la realizzazione del Med-Tech agli Erzelli e con i progetti previsti nell’ambito dell’ecosistema per l’innovazione, RAISE su robotica e intelligenza artificiale. Il coinvolgimento anche su energia sostenibile, cybersecurity e salvaguardia del territorio fa sì che nei prossimi anni l’Università di Genova si occuperà in prima linea di argomenti nodali per il futuro e la crescita del territorio e dell’economia liguri. Il mio grazie più sentito alla comunità scientifica di UniGe, il cui valore e la cui professionalità trovano, con questo risultato, il giusto riconoscimento nazionale, dopo mesi di lavoro impegnativo e di intenso networking”.

Nel caso di “MNESYS”, il progetto coordinato dall’Università di Genova, la rete di relazioni e collaborazioni coinvolge il Policlinico San Martino con altri 11 Atenei pubblici e 12 partner tra enti di ricerca e privati, IRCSS e imprese. Insieme lavoreranno su alcuni argomenti chiave, altamente rilevanti per la comprensione delle funzioni del sistema nervoso sia nelle persone sane che nelle diverse malattie. L’esigenza deriva dal fatto che, come osserva Antonio Uccelli, ordinario di Neurologia all’Università di Genova, Direttore Scientifico del Policlinico San Martino e coordinatore dello studio “nonostante i recenti progressi, al momento non abbiamo una chiara comprensione dei processi chiave alla base delle funzioni del sistema nervoso. Inoltre le misure cliniche e strumentali attualmente disponibili sono in grado di cogliere solo parzialmente i meccanismi fisiopatologici alla base del funzionamento del sistema nervoso cosa che comporta una notevole difficoltà nella cura dei soggetti con disturbi del sistema nervoso”.

“MNESYS” ha l’obiettivo a medio e lungo termine di disegnare trattamenti “su misura” per le malattie neurologiche e psichiatriche basati sulla genetica, sul profilo biologico del paziente e sui dati ottenuti dal contesto sociale e dall’ambiente in cui vive. Le azioni previste sono: 1) lo sviluppo di biomarcatori per identificare i pazienti nella fase preclinica o precoce di malattia, consentendo di impostare strategie individualizzate e preventive per migliorare la prognosi e la qualità della vita del paziente; 2) l'identificazione di nuovi bersagli cellulari e molecolari per lo sviluppo di approcci farmacologici innovativi; 3) la creazione di modelli digitali di malattia grazie a dati anagrafici, clinici, di laboratorio, diagnostici ottenuti mediante algoritmi matematici di intelligenza artificiale.