Tutte le incertezze sulle grandi opere

di Paolo Lingua

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Tutte le incertezze sulle grandi opere

Per la verità lo abbiamo scritto mille volte e, per coerenza, lo ripetiamo: la Liguria, più che altre aree territoriali italiane, si distingue per il dibattito infinito sulle grandi opere irrisolte. Le cause sono molteplici e infinite: si va dal progetto simile al sogno e alla mancanza di fondi (locali, nazionali, pubblici e privati) , si decolla da velleità offerte molte volte come immagini elettorali oppure ci si infila in dibattiti senza fine sui costi o sull’impatto ecologico o ambientale. Il primo esempio, già offerto infinite volte? Il raddoppio della linea ferroviaria Genova-Ventimiglia decollato alla fine della guerra e ancora da completare. Ma le altre questioni sono numerose.  Ma veniamo al concreto. Per fortuna il cosiddetto “Terzo Valico” prosegue e forse sarà pronto e praticabile nel volgere di un paio d’anni. Ma sappiamo che la ferrovia della “Alta Capacità” approderà ma Tortona. E poi? Ci saranno i collegamenti adeguati per raggiungere Milano? Arrivare almeno a Milano è l’obiettivo minimo sul piano economico e del trasporto merci, perché poi sarà importante poter proseguire sia per le linea dell’Europa Orientale , ma soprattutto per l’area dell’ Europa del Nord per essere in concorrenza con le linee che vengono dall’area atlantica. Su questo aspetto nessuno si è espresso, almeno per il momento.  C’è poi la questione complessa della cosiddetta  Gronda di cui si parla da più di vent’anni e che è stata bloccata e ripresa in discussione (vuota e fine a se stessa)  da tutte le giunte che dagli anni Novanta a oggi si sono susseguite.  Nel corso degli ultimi  cinque anni il progetto, superando opposizioni ecologistiche e del M5s, sembrava pronto a partire, anche con l’assenso del governo e dei ministri che si sono susseguiti. Tra l’altro, considerata la tragedia del crollo del ponte Morandi, se la Gronda fosse già stata realizzata, la Liguria avrebbe avuto un danno meno grave sul piano trasportistico. Ma anche l’arrivo di ieri della sottosegretaria Bellanova non ha risolto i dubbi ancora in corso. Per un intervento della onorevole Raffaella Paita sembrerebbe (ma il condizionale è d’obbligo) che potrebbe esserci, ma non si capiscono i tempi tecnici, una prospettiva favorevole al raddoppio della “Pontremolese” un altro progetto di cui si discute da tempi immemorabili. Recentemente, ma vale la pena di considerarla una conversazione da caffè perchè non ha alcun aggancio pratico, qualcuno ha ripreso l’ipotesi a livello comunale di riprendere una riflessione sul tunnel portuale per far confluire il traffico autostradale  a Genova tra il Ponente e il Levante in alternativa alla Sopraelevata. E meno male che non sono sorti progetti fantasiosi di demolire la Sopraelevata, unica struttura pratica e concreta che è stata realizzata, in tempi mitici, in tempi stretti ancora ai tempi della giunta di Vittorio Pertusio.  Le considerazioni generali, sulla base delle esperienze degli anni precedenti, non inducono all’ottimismo. Genova, dalla fine degli anni Ottanta del secolo scorso a oggi, è stata attraversata da proposte di natura velleitaria che hanno provocato infinite polemiche intrecciata destra-sinistra ed elucubrazioni di confronti tecnici (e dibattiti pubblici) a livello amministrativo con Regione e Comune in primo piano. Ma anche dal punto di vista del Governo si è andati avanti e indietro come un pendolo impazzito con tutti alla    ministri che si sono succeduti  dagli ultimi esecutivi di centrosinistra  sino ai governi Conte di varia natura e anche alla situazione attuale. Proprio oggi la sottosegretaria Bellanova riprendeva il discorso sui finanziamenti   per lo spostamento della diga foranea  nel porto di Genova (un progetto che aveva trovato il favore popolare sino a poche settimane fa ma che adesso sembra avere suscitato dubbi e opposizioni di natura ecologistica). Difficile capire quello che si farà e si potrà fare. Resta ancora una volta appeso a un filo il percorso operativo per la realizzazione di infrastrutture e servizi di cui la Liguria ha disperato bisogno per la sua economia che è condizionata dal trasporto delle merci e dagli spostamenti di natura turistica. Occorrerebbe ancora una volta una scelta commissariale che prenda in pugno i progetti da sempre in sospeso e li realizzi in tempi rapidi scavalcando burocrazia, ricorsi assurdi e procedure con mille ostacoli, come è avvenuto per la ricostruzione del Ponte Morandi. I dibattiti fumosi sono un lusso che la moderna economia non si può più permettere. Meglio agire, anche con qualche  errore, piuttosto che perdersi nelle discussioni infinite e infruttuose.