Pd-M5S, sorgono le alleanze per le regionali ma i programmi sono diversi

di Pietro Roth

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Pd-M5S, sorgono le alleanze per le regionali ma i programmi sono diversi
Pd e M5s sino sono scontrati, senza esclusione di colpi, per molti anni a livello nazionale e in particolare a livello locale. Adesso, dopo il decollo della nuova alleanza di governo, ci sono prove di avvicinamento in vista delle elezioni regionali e di elezioni comunali già previste tra l’autunno e la prossima primavera. Entro due mesi si voterà in Emilia Romagna e in Umbria, due regioni dove il Pd, maggioritario per non dire egemone da decenni, teme invece un passo falso dopo inchieste penali e polemiche su molti aspetti della gestione. Per la verità le sortite di questi ultimi giorni, per non dire delle ultime ore, vengono più dal Pd, che ha forti interessi sul potere locale, che da parte del M5s, anche se sarà per certi aspetti divertente capire come farà il Pd a sostenere la Raggi a Roma e la Appendino a Torino. Nel primo caso si dovrà capire come si muoverà la sinistra sui drammi dei trasporti pubblici e della raccolta dei rifiuti e caos amministrativo della capitale; nel secondo caso sarà curioso capire come si risolverà in un programma comune la questione della Tav Torino – Lione. La questione però è sorta, come si deduce dalla cronache, anche in Liguria. Alla Festa dell’Unità il vicesegretario nazionale del Pd, ex ministro della Giustizia nei governi Renzi e Gentiloni,  Andrea Orlando, spezzino, ha aperto il discorso della possibile alleanza alle regionali della prossima primavera, sia pure restando in termini generali. Gli ha fatto ero ieri Roberta Pinotti, genovese, ex ministro della Difesa anche lei nei governo Renzi e Gentiloni, che è ritornata sulla prospettiva dell’alleanza con i grillini, con una proposta forse l’unica possibile, vale a dire trovare una personalità “esterna” non appartenente a nessuno dei due partiti da candidare sindaco. Ipotesi più facile a dirsi che a realizzarsi, perché non sarà agevole individuare, ma soprattutto convincere,  una personalità (imprenditore, professionista, ecc.) di un certo rilievo a rischiare, perché è ovvio che lo scontro avverrà contro Giovanni Toti che, al di là di qualche contrasto tra le varie componenti dello schieramento, compatterà certamente tutto il centrodestra per puntare al secondo mandato la sua unica chance per il momento dato che non c’è una immediata prospettiva di elezioni politiche. E’ più facile trovare un “esterno” sia pure schierato e simpatizzante (il caso di Giuseppe Pericu è il più evidente che torniamo agli anni Novanta) quando le alleanze sono più omogenee e con maggiori possibilità di vittoria, piuttosto che nella battaglie a rischio e con schieramenti messi insieme un po’ artificiosamente. In Liguria il Pd è nettamente diviso dai grillini per le questioni della Gronda e dello sviluppo economico e portuale; è legato ai sindacati confederali e autonomi che non sono certo simpatizzanti del M5s, per non parlare d’un rapporto positivo che da sempre la sinistra più moderata ha con le categorie imprenditoriali  di tutti i livelli (artigiani, commercianti, ecc.). Il Pd per tradizione politica è contrario nei confronti della visione della “decrescita felice”. Non solo, ma una scelta del genere regalerebbe spazi e argomenti polemici al centrodestra. La situazione politica generale è quindi, al di là degli spot e delle proposte generiche, piuttosto confusa e contraddittoria. Inoltre, al di là delle divisioni interne die grillini (per adesso ancora sotto il coperchio ma ribollenti), non mancano gli interrogativi sul futuro della sinistra, riagganciata dalle ali più radicali (come Leu) che alcuni anni fa erano uscite dal partito. Ci saranno degli eccessi? Ci saranno condizionamento sulle scelte strategiche? E poi Matteo Renzi resterà tranquillo oppure preparerà  sortite e capriole acrobatiche per riconquistare la leadership. Si cammina per sentieri accidentati.