Liguria, Toti apre al terzo mandato: "Nella nostra Regione è possibile"

di Redazione

"Premier o ministro a vita si e no governatori e sindaci? Assurdo"

Sul tema del terzo mandato dei governatori, che non piace a Antonio Tajani, interviene il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, il cui secondo mandato scade nel 2025. "Intanto voglio dire che sul tema c'è molta approssimazione dal punto di vista giuridico e si mettono insieme situazioni diverse. Ci sono governatori come Zaia che sono già al terzo mandato, ci sono Regioni che hanno recepito nel proprio statuto il limite del secondo mandato e altre che, pur avendo cambiato la legge elettorale secondo i principi richiesti dallo Stato, non ha recepito questo vincolo. E' il caso della Liguria, che ha cambiato la legge elettorale nella passata legislatura. Quindi, esattamente come per il Veneto in questa legislatura, da noi il tema non si pone. Le leggi, ammesso che prevalgano i principi generali della legge statale su una competenza regionale come la legge elettorale, cosa non scontata, si applicano per il futuro e non per il passato, la retroattività non esiste. Dunque per la Regione Liguria il tema del terzo mandato si porrà semmai a partire dal 2030, perché questo è il primo mandato con la nuova legge. Su questo i pareri giuridici che abbiamo raccolto sono univoci, concordi e autorevoli. Quindi quello che le dirò esula dal fatto personale".

E cioè? "Cioè mi sembra assurdo - dice all'Ansa - che un governo che vara una legge sul premierato che permette l'elezione diretta del capo del governo senza limiti di tempo e di mandato poi, quando si cala sui territori, voglia confermare un limite che esiste solo in Italia. Ovvero: si potrà essere eletti a vita premier, se i cittadini lo vorranno, ma non sindaco o presidente di regione. A me sembra un'incongruenza grave, specie per una maggioranza che del rapporto diretto col cittadino ha fatto una della basi portanti della sua politica. Già oggi la situazione è assurda: uno può fare il ministro a vita, ma non il sindaco. Abbiamo avuto la rielezione di due Presidenti della Repubblica negli ultimi dieci anni. Allora diciamolo che tra Roma e i territori si usano due pesi e due misure. Forse perché una classe dirigente di nominati come quella che produce la legge elettorale del Parlamento, teme l'elezione diretta nelle città e nelle Regioni".

La soluzione "se si vuole essere coerenti" consiste nel "togliere ogni vincolo sul numero dei mandati e reintrodurre una forma di elezione diretta anche dei parlamentari, con collegi o preferenze, insieme alla elezione diretta del premier. Gli attuali meccanismi di voto non hanno migliorato la nostra classe dirigente a Roma, anzi, il contrario. Una classe dirigente scelta dal vertice, senza nessun rapporto col territorio in cui viene eletta, rischia di vedere sempre coma una minaccia coloro che sono scelti col consenso diretto. E questo indebolisce il Parlamento e falsa i rapporti tra centro e periferia".