Liguria, concessioni demaniali marittime: Pd e Lista Sansa contro la "capitalizzazione balneare delle spiagge libere"

di Redazione

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Secondo i dati 21 Comuni su 63 non rispettano la soglia minima del 40% di spiagge garantite

Liguria, concessioni demaniali marittime: Pd e Lista Sansa contro la "capitalizzazione balneare delle spiagge libere"

Negli ultimi anni il rapporto spiagge private/pubbliche in Liguria sta andando sempre più a vantaggio degli stabilimenti privati. Il 53% del totale degli arenili della regione sono in mano a imprese balneari, il 10% sono liberi attrezzati e il 36% liberi. Entrando nello specifico dei singoli Comuni emerge, però, che ben 21 su 63 non rispettano la soglia minima del 40% di spiagge libere (libere attrezzate e libere) garantite.

In merito a tale questione, proprio oggi, la lista Sansa e il Pd hanno unito le forze in un’interrogazione condivisa al Consiglio Regionale per denunciare l’assalto alla capitalizzazione delle spiagge nella Regione a sfavore dei turisti e dei residenti.

"In Liguria c'è il caos sulle regole delle concessioni demaniali marittime con finalità diversa da quella turistico ricreativa, sportiva, residenziale e abitativa- denuncia il consigliere regionale del Pd Enrico Ioculano- mancano linee guida omogenee, ogni Comune si muove in autonomia provocando incongruenze e disparità di trattamento tra imprese uguali". "Servono una regia e delle linee guida omogenee per tutta la Liguria per regolare le concessioni demaniali marittime non ricreative – conclude Ioculano-. La Giunta regionale faccia sapere se ha intenzione di individuare delle linee guida omogenee per tutta la Liguria, invitando i Comuni a sospendere i procedimenti amministrativi di sgombero delle aree in atto. Al momento infatti non esistono linee di indirizzo regionali valide per tutto il territorio ligure".

I consiglieri regionali Ferruccio Sansa, Selena Candia e Roberto Centi, in vista della prossima scadenza del 31 dicembre per la direttiva Bolkestein, chiedono alla Regione di apportare modifiche alle regolamentazioni attuali e di smettere di scaricare le responsabilità sui singoli Comuni.

“Per non applicare la legge Bolkestein la Regione punta alla proroga di un anno scaricando le responsabilità sui Comuni- sottolinea la Lista Sansa- in questo modo si creano disomogeneità tra le diverse località della Liguria a seconda del colore politico delle amministrazioni e, soprattutto, senza una regia regionale non può essere affrontato il tema cruciale di come venga utilizzato il litorale. Noi ribadiamo il diritto di tutte e di tutti ad avere un accesso garantito ad una percentuale minima di spiagge libere uguale in tutti i Comuni della Liguria”.

“Il mare e l'accesso alle spiagge libere sono un diritto di tutti. Lo diciamo da anni –ribadisce Ferruccio Sansa -. In Liguria questo diritto non è rispettato. Ci sono persone che non possono permettersi di pagare fino a 50 euro al giorno per godersi il nostro mare. L'uguaglianza si fa valere anche così, sulle spiagge”.

 “Noi auspichiamo che ci sia un ripensamento su come viene utilizzato il litorale in Liguria, garantendo almeno il 40% di spiagge libere in tutti i Comuni – spiega Selena Candia -. C'è una legge regionale che dovrebbe garantire questa percentuale ma oggi è disattesa in 21 Comuni, arrivando ai casi limite, in località molto turistiche, in cui la percentuale di spiagge libere è ben sotto il 20%”.

 Per il consigliere Centi la decisione della Regione di scaricare la responsabilità sui Comuni fa emergere un altro problema di natura politica. “L'eccessiva parcellizzazione della responsabilità, scaricando di fatto tutto sui Comuni, è dannosa perché i sindaci si schiererebbero a favore o contro sulla base del colore politico delle amministrazioni e delle pregiudiziali che hanno – evidenzia Roberto Centi -. Il problema però è serio e va affrontato nel suo contesto generale con una regia della Regione. Inoltre andrebbe anche verificato quanto rimane di realmente libero nelle spiagge in cui coesistano le concessioni con le 'cosiddette aree libere attrezzate', visto che in molti casi sono equiparabili agli stabilimenti privati”.