Genova, via Mendozza: tra gli sfollati l’attore De Virgiliis: “Che opera è? Una tragedia! A 90 anni in scena per l’ultima volta”

di Gaia Cifone

Giorgio ha recitato anche con Dario Fo ed è tifoso genoano

"Bisogna trovare il modo di ridere sempre", con queste parole inizia a raccontarmi quello che è successo la notte tra il 24 e il 25 ottobre Giorgio De Virgiliis, uno dei 18 sfollati di via Giuseppe Mendozza a Genova Quinto. 

Mi accoglie dentro la sua Panda arancione, con la coppola e la sciarpa rossoblù al collo: "Sono genoano, tifo il Grifone sin da bambino. Ieri sera in fretta e furia, avvertiti dai vigili del fuoco per la caduta del muraglione, ho preso quasi nulla ma la sciarpa del Genoa non potevo dimenticarla". 

Giorgio ha 90 anni e di definisce un pensionato irrequieto, è nato a Genova ma ha girato tutta l'Europa arrivando fino in Russia, ovviamente per lavoro: "Sono un attore, ho lavorato anche con il grandissimo Dario Fo nello spettacolo Monetine da cinque lire dove ho interpretato il ruolo del Secondo fattorino. Abito qui in via Mendozza da poco e non c'erano mai stati problemi, anzi in realtà ora non ci abitiamo più, ironizza, siamo profughi. 
Che opera è questa? Sicuramente una tragedia!
Ci ha ospitato un mio amico per questa notte, abbiamo dormito o meglio dire cercato di dormire in un divano letto. Anche il mio amico che mi ha ospitato, anche se è un giovanotto come me, ha dei problemi di salute e l'ho spaventato chiamandolo in piena notte. Io soffro di asma e ieri sera quando è successo il fatto è dovuta venire l'ambulanza per aiutarmi perché avevo bisogno dell'ossigeno. Sono giovane certo, ma pur sempre un giovane di 90 anni. 

Abbiamo ancora il nostro gatto dentro, dobbiamo andarlo a recuperare e almeno a prendere dei vestiti. Siamo usciti in pigiama, mica posso andare in scena per l'ultima volta vestito così. Mi mandate in video a Telenord giusto? Ecco avrei dovuto avere vestiti migliori, vabbè la prossima volta a 100 anni. 
Non ho nemmeno fatto colazione questa mattina, lei ha mangiato? - mi chiede- Ah non ha nemmeno fatto colazione lei, bé può venire a pranzo da mia figlia se vuole abita a Genova, sempre che riusciamo ad andarci. Ancora non so come finirà questo spettacolo, il finale non dipende da me questa volta. E nemmeno la trama è dipesa da me, tantomeno l'inizio dell'opera.

Ho sentito un rumore strano, sembrava uno shrapnel, una specie di ordigno bellico. Un rumore molto rapido e altrettanto forte ho pensato ad un incidente e poi a mezzanotte hanno suonato i vigili del fuoco e ci hanno fatto evacuare immediatamente e la mia compagna è uscita in camicia da notte (ride). Se avessi scritto io la sceneggiatura almeno ci avrei fatto mettere dei vestiti adeguati ma comunque per fortuna non si è fatto male nessuno e bisogna riderci sú. Non so quando tornerò a casa, ma c'è di peggio e poi almeno così sto un po' con il mio amico e lo aiuto. Certo mi dovrà pagare un fisioterapista poi per farmi dormire sul divano".

Grazie Giorgio per questa tua testimonianza, difficile e dolorosa perché abbandonare la propria abitazione per forza di causa maggiore non è mai bello, ma se il mondo avesse un po' della tua allegria, sarebbe sicuramente migliore e quindi "troviamo il modo di ridere sopra a questa triste vicenda". E ai lettori sicuramente leggendo la tua testimonianza scapperà un sorriso, come lo hai fatto scappare a me mentre ti intervistavo nonostante la situazione. Grazie e adesso... sipario!