Genova, super e ipermercati: l'ultimo derby senza senso con le botteghe

di Gilberto Volpara

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Nella città metropolitana la media e grande superficie di vendita rappresenta il 54,6 per cento del totale: a Milano dati superiori di quasi il 30 per cento. Lo certifica uno studio Nielsen

Genova, super e ipermercati: l'ultimo derby senza senso con le botteghe

Esiste davvero un allarme Grande distribuzione organizzata (Gdo) a Genova e dintorni? Un po’ come succede nella lettura dei dati sui reati – rapine e furti in primis – c’è sempre una percezione popolare e uno studio matematico. Quest’ultimo, poi, va declinato e compreso nella sua interezza.
Dunque, accanto ai numeri della stessa ricerca Nielsen, sulla presenza di supermercati e ipermercati nelle principali città metropolitane italiane, che ha creato allarme e polemiche non solo in Liguria, emergono alcuni dati in cui viene sottolineato come la Lanterna sia sotto la media nazionale per incidenza di tali centri in riferimento alla propria estensione.

Queste cifre sono rappresentate dalla percentuale della quota di mercato della media e grande superficie di vendita intesa come ipermercati e supermercati: 69,10% a livello nazionale, 54,60% nella provincia genovese e 81,20% nel capoluogo lombardo. C’è, poi, il dato legato alla presenza di iper e supermercati per chilometro quadrato: 56,6 in Italia, 53,3 a Genova e 405,4 a Milano. Ancora, l’indice sulla dotazione al metro quadrato in rapporto a 1000 abitanti: 211,6 in Italia, 118,7 a Genova, 197 a Milano e, addirittura, 323,6 a Udine. 

Dunque, va bene così? Probabilmente no, considerando le numerose chiusure di attività commerciali – anche extra alimentari – tuttora in scena nei vari quartieri della città. 
Ma quando il sindaco genovese e metropolitano, Marco Bucci, alza la voce per liquidare come “polemiche senza senso” le critiche sulle eccessive presenze di grande distribuzione in città non ha torto. 
Piuttosto che l’ennesima guerra tra tifoserie in nome dei numeri, servirebbe una riflessione più concreta per il presente e futuro di una città moderna destinata a vincere o morire assieme. 
Premesso che la matematica nel commercio sia Vangelo laico solo a fine mese, non c’è dubbio che in qualsiasi approfondimento statistico la media tralasci aree più sotto stress di altre sul fattore al centro dello studio. Questo succede, anche, a Genova e provincia con i centri commerciali e la morfologia del territorio. Da qui, l’ennesimo invito a evitare facili generalizzazioni. 

Al tempo stesso, non va dimenticato che il presidio di quartiere nella città più anziana d’Europa va oltre il puro valore scientifico e appartiene alla galassia del fenomeno sociale e solidale di una comunità: quindi, domandarsi come tenerlo in vita – magari anche con un apporto sostanziale della Gdo - resta la grande impresa collettiva. 
Ma creare l’assioma: i negozi chiudono per troppi centri commerciali è tesi frettolosa, ormai, anacronistica. Impegnarsi a dare una risposta per vincere gli interrogativi sopra resta, invece, la vera sfida di una “modern vision”. Almeno per dirla alla Bucci.