Genova, sono 38mila le persone affette da disturbi neurocognitivi ma il numero è in crescita

di Redazione

Il presidente Toti: "Il nuovo piano socio-sanitario offrirà un'ampia gamma di servizi per accompagnare questi pazienti"

di Filippo Serio e Valentina Giubergia

Si è tenuto a Genova il convegno organizzato da Alisa La mente oltre la nebbia. I disturbi neurocognitivi in Liguria”, un'occasione per tracciare un bilancio di quanto è stato fatto con il progetto ministeriale legato alla rete dei Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze, che, sul territorio, ha dato ottimi risultati in termini di miglioramento delle capacità cognitive dei pazienti.

"Quella legata ai disturbi neurocognitivi - ha affermato Giovanni Toti, Presidente di Regione Liguria - è una tipologia di malattie che, data l'età media tra le più alte d'Europa, ha una incidenza molto alta in Liguria. Per questo stesso motivo, la nostra regione rappresenta anche un terreno di studio, sia per la pratica clinica che per la presa in carico del paziente, particolarmente significativo. Con il nuovo piano sociosanitario e la riforma che passa attraverso il PNRR, prendersi cura del cittadino non significa solo affrontare da un punto di vista clinico la malattia, ma anche offrire anche tutta una gamma di servizi che possano accompagnare il paziente in tutti i suoi percorsi: le visite degli specialisti, gli ambulatori, gli sportelli per il disbrigo delle pratiche e il sostegno ai caregiver fanno parte del nuovo modello di cura globale che il paziente e il familiare di riferimento potranno trovare in un unico centro di riferimento".

L’obiettivo, è stato spiegato alla conferenza, rimane comunque in primo luogo quello di investire ancora sulla prevenzione dei fattori di rischio, in assenza di una cura definitiva.

"In Liguria, Regione più anziana d'Italia- sottolinea Ernesto Palummeri coordinatore della rete regionale demenze - si contano 38 mila persone affette da disturbi neurocognitivi ma il numero sale a 75 mila se si contano anche i rispettivi caregiver. Pertanto, è fondamentale coltivare la prevenzione, che, nel caso di queste patologie, si basa sul promuovere un corretto stile di vita, l'attività motoria, la dieta mediterranea, le attività di stimolazione cognitiva e la lotta all'isolamento dei pazienti".