Genova, ragazzo ucciso e mutilato, pm: "Dubbi sul ruolo del titolare della barberia"

di Redazione

1 min, 49 sec

Chiesto il rinvio a giudizio per i due barbieri che assassinarono e smembrarono l'ex collega

Genova, ragazzo ucciso e mutilato, pm: "Dubbi sul ruolo del titolare della barberia"

La procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio per Kamel Abdelwahab detto Tito, e Abdelwahab Ahmed Gamal Kame, detto Bob, in carcere dalla scorsa estate per l'omicidio di Mahmoud Abdallah. L'egiziano di 19 anni era stato trovato senza testa e mani la scorsa estate al largo di Santa Margherita Ligure. Resta il dubbio, secondo la pm Daniela Pischetola, sul ruolo di Alì, fratello di Bob, che era in Egitto al momento dell'omicidio. L'udienza preliminare è fissata per il 19 aprile. Sono accusati di omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere.

Nella sua richiesta di rinvio a giudizio il pm sottolinea come i due barbieri hanno mostrato "scarsa collaborazione nel far comprendere il reale ruolo di Alì, dall'Egitto, nell'intera vicenda (soggetto che con ogni probabilità ben sapeva molte cose, ma il cui esatto ruolo non è stato possibile appurare con sufficiente certezza)". Dall'analisi dei cellulari, nel corso delle indagini dei carabinieri, sarebbe emerso che Alì, il titolare della barberia di via Merano e mai indagato, avrebbe detto a Tito poche ore dopo il delitto di cancellare le chat.

Il titolare della barberia era andato in Egitto il 26 giugno, dopo che il 19 la guardia di finanza aveva compiuto un'ispezione nel suo salone, durante la quale la vittima aveva denunciato irregolarità nella gestione dei lavoratori. Tito e Bob, difesi rispettivamente dagli avvocati Carlo Manti e Salvatore Calandra, non hanno collaborato per fare luce sull'effettivo "motivo sotteso ad una tale violenza (che si può soltanto ipotizzare possa essere ricondotto ad una volontà di imporre, evidentemente, il proprio controllo sul gruppo di giovani egiziani da loro gestito, così da dimostrare ed affermare a tutti l'impossibilità di discostarsi dai loro voleri) ed ancora la reciproca ed identica incolpazione del complice nella stretta azione omicidiaria che pare invece, piuttosto, essere stata realizzata di comune accordo e non già frutto di una rocambolesca e inverosimile causa "accidentale"".

La vittima voleva andare a lavorare per un altro e, dovendo ricevere ancora stipendi arretrati, li aveva minacciati di denunciarli. La mattina dell'omicidio Tito e Bob gli avrebbero dato appuntamento a Sestri dicendogli che gli avrebbero dato i soldi. I due lo hanno invece ucciso e, dopo averlo fatto a pezzi, hanno provato a fare sparire il cadavere.