Genova, il direttore Davide Livermore verso la permanenza al Teatro Nazionale: "Se mi vogliono resto volentieri"

di Redazione

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“Il contratto scade quest’anno, ma con la città di Genova e con le sue istituzioni ho instaurato un ottimo rapporto"

Genova, il direttore Davide Livermore verso la permanenza al Teatro Nazionale: "Se mi vogliono resto volentieri"

Di Massimiliano Lussana

“Qui mi trovo benissimo. Se mi vogliono, resto volentieri”.
Davide Livermore, direttore del Teatro Nazionale di Genova, anticipa il suo futuro intervenendo a “Tiro incrociato”, la trasmissione di approfondimento di Telenord in onda questa sera.

“Il contratto scade quest’anno, ma con la città di Genova e con le sue istituzioni, a partire da Marco Bucci e Giovanni Toti che mi hanno sempre supportato, abbiamo instaurato un ottimo rapporto, che ci ha permesso di ottenere straordinari risultati, con un incremento notevole dei biglietti venduti e il superamento delle centomila presenze alle nostre rappresentazioni. E con la nuova facciata del Teatro Ivo Chiesa di Corte Lambruschini, che avrà l’aspetto di un sipario, entreremo anche nel processo di rigenerazione urbana che dalla stazione Brignole lungo viale Brigate Bisagno e viale Brigate Partigiane fino al nuovo parco urbano della Foce e al Waterfront di Levante, ridisegnerà il quartiere”.

Livermore spiega che la cultura è “la prima azienda italiana e non dobbiamo mai dimenticarcelo e genera anche uno straordinario indotto. Abbiamo rischiato davvero di scomparire durante il lockdown, ma con iniziative come il Tir itinerante che portava gli spettacoli nei quartieri e nei paesi e la mostra al Ducale con gli attori che recitavano chiusi nelle teche, siamo riusciti a non chiudere mai. A un certo punto, visto che le squadre di calcio potevano allenarsi, mi misi d’accordo con l’allora presidente del Genoa Enrico Preziosi affinchè i nostri attori potessero recitare sul campo di Pegli al termine dell’allenamento dei rossoblù e lui aderì con entusiasmo. Ma non ce ne fu bisogno perché, pochi giorni prima di quel nostro “esordio”, arrivò il decreto del governo che ci permetteva nuovamente di provare in teatro”.