Genova: "Crêuza de Mä", capolavoro di De André, compie quarant'anni e il coautore Mauro Pagani lo riporta in tournèe

di Stefano Rissetto

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Il fondatore della Pfm aveva avuto un ruolo decisivo nella parte compositiva e negli arrangiamenti con strumenti del mondo arabo e mediorientale

Genova: "Crêuza de Mä", capolavoro di De André, compie quarant'anni e il coautore Mauro Pagani lo riporta in tournèe

Sono passati quarant'anni dalla pubblicazione, nel marzo 1983, dell'album Crêuza de Mä, scritto da Fabrizio de André e Mauro Pagani, polistrumentista e storico fondatore della PFM. Il cantautore genovese aveva 43 anni e il sodale era 37enne.

Nel ventennale dell'uscita del disco, il primo cantato in lingua genovese ad avere un successo internazionale, Pagani - che aveva avuto grande merito nella definizione della parte compositiva e strumentale dell'album, mentre de André aveva lavorato precipuamente ai testi - aveva reinciso l'intero lavoro, con lo stesso titolo, interpretandone i brani con la sua voce. Qualcosa di più di un omaggio all'"amico fragile", scomparso cinque anni prima, l'11 gennaio 1999.

Adesso, nel quarantennale, Pagani parte, o meglio salpa, per una nuova avventura accompagnato, questa volta, da un equipaggio di sei musicisti, una corista e un corista, per riproporre le avvolgenti sonorità, senza tempo e senza spazio, di Crêuza de Mä. L'artista eseguirà anche brani di un repertorio elaborato in oltre mezzo secolo di carriera. La prima data è per il 3 agosto all'auditorium Horszowski di Monforte d'Alba, nel Cuneese, nel quadro di Monfortinjazz.

"Fabrizio ed io - dice Pagani sui social - registrammo Crêuza de Mä nel 1983 e venne pubblicato l’anno successivo. Un album incollocabile nello spazio tempo, sospeso, scevro da tendenze, arcaico, ma sempre attuale. Il mio bisogno, di uomo e di artista, di issare le vele, in questi strani giorni, è incontenibile. Le rotte che, scrivendo l’album, immaginavamo solcate da bastimenti carichi di spezie, oggi sono, nella realtà, una via di fuga, e per molti, troppi, dall’ingiustizia. Il viaggio riparte da capo, dunque e, se possibile, a un volume ancora più alto, perché tutti ci sentano bene".