Genoa, il capolavoro di Gilardino: così ha scacciato il fantasma di Tudor

di Gessi Adamoli

3 min, 14 sec

L'allenatore rossoblù ha confermato con il Napoli di essere un eccellente stratega e di avere coraggio

Genoa, il capolavoro di Gilardino: così ha scacciato il fantasma di Tudor
Giù il cappello! La partita col Napoli è stata un capolavoro di Gilardino. Non solo si è dimostrato un eccellente stratega, disponendo sul campo le sue pedine in modo da tenere sotto scacco il Napoli, ma ha anche dimostrato di avere grande coraggio. La formazione con la quale ha affrontato la squadra campione d'Italia ha stupito tutti, verosimilmente anche i vertici societari. Mi ha ricordato quella che, al primo anno di serie A, Gasperini mandò in campo contro l'Udinese a Marassi. Fosse andata male Preziosi l'avrebbe cacciato e invece quel giorno è stato messo il primo mattone per costruire la squadra che sarebbe arrivata in Europa. Poi il Gasp alla guida dell'Atalanta concesse il bis proprio contro il Napoli. “Quando mi anticipò la formazione pensavo fosse impazzito”, confessò il presidente Percassi.
 
Anche Gilardino ha spiazzato tutti. E se perdere contro il Napoli ci sarebbe potuto stare, diverso sarebbe stato perdere rinnegando di fatto una buona parte del mercato operato dalla società lasciando in panchina Malinowsky, Thorsby , Kutlu e Haps. Così in campo sono andati 8 undicesimi della squadra della serie B, quella con cui Blessin rischiava di non essere nemmeno promosso: Retegui, De Winter e Martin. E pure i cambi sono stati centellinati. Se ormai le partite si giocano in sedici, Gilardino ha preferito giocarla in quattordici. Con un cambio solo per ognuno dei tre slot a disposizione evidentemente ritenendo di non avere in panchina soluzioni ugualmente affidabili. Qualcuno ha contestato la sostituzione di Sabelli. Generosissimo ma non sempre lucido, al punto da farsi trovare qualche volta addirittura più “alto” di Gudmundsson e della stesso Retegui, aveva speso tantissimo e non ne aveva più. Così è entrato Malinowsky che certo non è un giocatore di fascia e tanto meno di contenimento. Ma Gilardino non ne aveva altri. Hefti, dopo Torino, non è infatti al momento proponibile. Semmai forse è stata tardiva la sostituzione di Martin (43'st), che aveva finito da tempo la benzina ed era in grande difficoltà con Politano, ma Vazquez, che altrimenti avrebbe giocato titolare, era rientrato dal Sud America soltanto da un giorno.
 
Lunga vita a Badelj e Stootman che, vanno sicuramente dosati e preservati, ma ai quali nessuno può insegnare calcio. Sono stati testa e cuore del Genoa. A loro Gilardino ha affidato la squadra ed è stato ripagato. Garcia è stato salvato solo da due lampi di Raspadori e Politano, che non a caso giocano in nazionale, e sul due pari l'occasione per vincere la partita l'ha avuta il Genoa. Ma Thorsby e Retegui sul cross di Gudmundsson non ci sono arrivati per un niente.
 
Il presidente Zangrillo, con un iperbole forse eccessiva, ha dichiarato che non scambierebbe Retegui con Osimhen. Di sicuro il centravanti argentino è stato giudicato, sia in positivo che in negativo, frettolosamente un po' da tutti. C'era una conoscenza troppo superficiale per poter dare giudizi definitivi. E Retegui lo stiamo piacevolmente scoprendo partita dopo partita. Non solo vede la porta come i centravanti veri, ma gioca con e per la squadra e non si risparmia. Soprattutto “ha ampi margini di miglioramento” come aveva sottolineato Gilardino appena Retegui era arrivato in Italia. Ed è significativo che Spalletti (non Mancini che col suo “famolo strano” ha fatto sprofondare la Nazionale negli abissi) dopo una settimana di allenamenti nelle gerarchie azzurre l'abbia fatto passare davanti ad Immobile.
 
Gilardino era partito in serie B con l'antipatica qualifica di allenatore ad interim ma gli era bastato un mese per convincere tutti che era l'uomo giusto al posto giusto. Anche in serie A per qualcuno era un precario e alzi la mano chi non ha mai sentito i bisbigli che volevano Tudor preallertato per la panchina rossoblù. Ma Gilardino sta ancora una volta dimostrando di essere l'uomo giusto al posto giusto.