Ex Ilva, Arcelor Mittal riapre al governo. Urso: "Pronti a valutare"

di Redazione

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Landini (Cgil): "Persi 12 anni, a pagare il prezzo non possono essere né i lavoratori né la filiera produttiva e i territori coinvolti"

Ex Ilva, Arcelor Mittal riapre al governo. Urso: "Pronti a valutare"

Nuova mossa di ArcelorMittal che invia una lettera al governo per riaprire il dialogo sul dossier ex Ilva. Un passo che arriva dopo la rottura e il via all'iter per il commissariamento, insieme alla garanzia di liquidità corrente con un prestito ponte per 320 milioni da parte dell'esecutivo. Lo spiraglio sulla trattativa resta comunque aperto. Ma tempo e condizioni sono quantomai determinanti. "I soci, ovviamente, tra di loro possono sempre discutere, confrontarsi e raggiungere eventualmente un'intesa", risponde il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, rimarcando che l'obiettivo resta quello di salvaguardare la continuità produttiva, di tutelare l'occupazione e garantire la sicurezza dei lavoratori. Il governo ha intanto avviato il percorso. "Abbiamo doverosamente attivato le procedure, vista la situazione in campo", afferma ancora il ministro. Procedure che potrebbero portare all'amministrazione straordinaria nell'arco di un paio di settimane.

L'invio della lettera, come anticipato dal Sole 24 ore, viene confermato da fonti vicine ad ArcelorMittal ma per il momento la missiva resta riservata. Si tratta di capire se è possibile arrivare ad un'intesa in extremis - scrive il quotidiano - sull'ipotesi che era stata avanzata dai ministri ma che Am aveva respinto: una diluizione del socio privato dall'attuale 62% al 34% o anche meno, ma con contestuale rinuncia al controllo condiviso. Attualmente Acciaierie d'Italia Holding è infatti detenuta al 38% da Invitalia e al 62% da ArcelorMittal. Ma il fattore temporale è dirimente. "Non possiamo perdere tempo perché la situazione è davvero grave", sostiene Urso. "Abbiamo il dovere" di intervenire - rimarca - anche per far ripartire da subito la manutenzione degli impianti, e garantire la sicurezza dei lavoratori. Insieme ai posti di lavoro. Sia quelli diretti che dell'indotto, considerando che si parla di circa 20mila lavoratori coinvolti. Presto sarà aperto al ministero del Lavoro un tavolo sul ricorso alla cassa integrazione.

Dall'altra parte, tra i sindacati, il numero uno della Cgil, Maurizio Landini, attacca sostenendo che "si sono persi 12 anni": la vicenda ex Ilva "va avanti dal 2012 e da allora diciamo che c'è bisogno di un intervento diretto dello Stato per garantire un futuro ad un settore strategico" come quello dell'acciaio per Taranto e per il Paese intero. E avverte: "Sia chiaro che a pagare il prezzo non possono essere né i lavoratori né la filiera produttiva e i territori coinvolti".