Confcommercio, il covid brucia 116 miliardi di consumi nel 2020

di Redazione

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L'analisi dell'Ufficio Studi dell'asociazione prevede che ogni italiano spenderà 1.900 euro in meno. Odone: "Effetto-Covid a diverse velocità"

Confcommercio, il covid brucia 116 miliardi di consumi nel 2020

Paolo Odone – presidente di Confcommercio Genova – afferma che è  un effetto-Covid a diverse velocità quello che emerge dall’aggiornamento dell’analisi dei consumi nelle regioni italiane per il 2020 effettuata dall’Ufficio Studi di Confcommercio. Si conferma una forte eterogeneità nei tassi di variazione della spesa per consumi regionali nel 2020; se a livello nazionale, infatti, la previsione è di un calo del 10,9% (pari a una perdita di 116 miliardi, 1.900 euro pro capite), il Nord risulta l’area più penalizzata mentre nel Mezzogiorno la riduzione della spesa sul territorio è più contenuta. In ogni caso, il quadro complessivo appare sconfortante e in tutti i territori, per differenti ragioni, dovrebbero passare almeno cinque anni per tornare ai livelli di spesa pro capite del 2019.

Le stime dei consumi sul territorio sono parametrate alle nuove valutazioni macroeconomiche per l’Italia relative all’anno in corso (che tengono conto dei dati ufficiali provvisori per il secondo quarto del 2020): PIL -9,3%, consumi dei residenti -9,6%, consumi sul territorio -10,9% (la variazione dei consumi sul territorio per il 2020 era stimata pari a -5,6% e -8,0% rispettivamente ad Aprile e Maggio).
Le differenze tra le dinamiche dei consumi sul territorio e dei residenti riflettono la caduta dei turismi attivi. È opportuno ricordare che i consumi sul territorio (italiano e regionale) si riferiscono alla spesa effettuata da chiunque nel territorio di riferimento. Pertanto, le stime, soprattutto nella metrica dei consumi per abitante, risentono della differente presenza dei turisti stranieri nella regione e, quindi, della differente incidenza in termini di spesa.
Le determinanti dell’evoluzione della spesa regionale sono rappresentate dall’impatto che alcuni consumi hanno sul territorio, in primis i consumi turistici (dalla ristorazione al tempo libero) e l’acquisto di autovetture.

Nell’elaborare le stime si è attribuito un ruolo importante ai consumi turistici soprattutto da parte degli stranieri (partendo dai dati sulla spesa della Banca d’Italia per il 2019), nella consapevolezza che per almeno buona parte dell’anno questa componente verrà a mancare totalmente. 
Per affinare le stime si è tenuto conto anche della diversa incidenza regionale delle unità locali produttive sospese durante la fase 1 e della quota di occupati nella Pubblica Amministrazione sul totale occupati: la maggiore quota di soggetti meno vulnerabili rispetto a riduzione delle ore lavorate e delle retribuzioni garantisce una migliore tenuta dei consumi regionali. I dipendenti pubblici costituiscono il 9,2% degli occupati in Lombardia e oltre il 20% in Calabria.
Come ulteriore elemento di differenziazione si è valutata anche l’incidenza di alcune spese meno comprimibili (abitazione, energia, alimentari e istruzione) nei bilanci delle famiglie.

La situazione che emerge è preoccupante - termina Paolo Odone presidente di Confcommercio Genova - e per quanto riguarda Genova e la Liguria si aggiunge un dato assai pesante che aggrava la situazione. Vale a dire i lavori sulle autostrade liguri che hanno causato – come è ben noto – gravissimi disagi con code interminabili. Le ripercussioni sono state gravissime per tutti i settori ma in particolare per il turismo. 

Molti turisti che volevano fare una breve vacanza in Liguria hanno rinunciato, viste le difficoltà di raggiungere le varie località, con conseguenze su tutto il comparto del turismo e a caduta su commercio e servizi. "Rimangono pertanto fondamentali le riforme strutturali, da finanziare in parte con i fondi europei, per tornare a crescere a ritmi più coerenti con le legittime aspettative di famiglie e imprese".