Autostrade in tilt: crisi della logistica e dei porti in Liguria

di Paolo Lingua

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Autostrade in tilt: crisi della logistica e dei porti in Liguria

L’addio, si spera solo “pro tempore”, del grande gruppo internazionale Cosco al porto di Genova, come conseguenza della drammatica crisi dei trasporti (blocco autostradale e crisi endemica delle ferrovie), è un aspetto particolarmente drammatico d’un momento particolarmente difficile del sistema economico della regione. Contestualmente l’industria locale, dall’acciaio all’energia, dai prodotti commerciali all’alimentare, tutti settori di eccellenza,  sono in crisi. Si parla, anche a livelli ufficiali, d’un calo del lavoro e degli affari del 26%. Una percentuale che potrebbe crescere dall’autunno alla fine dell’anno.

Genova e la Liguria ogni giorno soffrono di code stradali connesse e di blocchi autostradali allucinanti e assurdi. Accanto all’uscita di scena di Cosco, azienda bloccata dalle proteste della clientela che ha difficoltà a ricevere le merci, c’è il blocco per molti mesi delle crociere della Costa. La Camera di Commercio, che in genere punta a soluzioni di mediazione, a sua volta ha rialzato la testa e ha pubblicato un libro bianco su tutte le inadeguatezze, agli errori e ai ritardi strutturali che stanno paralizzando l’interno territorio.

L’assessore regionale allo Sviluppo Economico Andrea Benveduti (Lega)  ha lanciato un appello per chiedere al governo di decollare per la realizzazione delle grandi opere e di non perdere altro tempo perché “tutto il resto è noia”, citando una famosa canzone. Il governo sinora ha parlato, lanciato slogan, annunciato decreti, promesso investimenti. Ma tutto, al di là delle “noia” di Benveduti, è per ora lettera morta. Al di là delle dichiarazioni, infatti, uscite dall’incontro tra il premier Conte e il segretario del Pd Zingaretti. Per adesso non ci sono passi concreti.

Occorre dire la verità: c’è un blocco sul “fare” e sui decreti di “semplificazione” (con collegamento al “metodo Genova”) perché ci sono i freni che vengono dal M5s, da sempre diffidente sulle metodologie della ripresa economica a 360° , tanto è vero che, a livello governativo e a livello amministrativo, sono già emersi i “paletti” frenanti sulle riforme annunciate del farraginoso “codice degli appalti” che rallenta ogni intervento sulle grandi opere. La questione che è scoppiata in Liguria come una bomba ma che, di fatto, coinvolge tutta l’Italia, va al di là delle problematiche emerse con il coronavirus.

Molti imprenditori, anche a livello di vertici della Confindustria, ci tengono a precisare che la crisi di carattere generale è assai precedente all’esplosione delle infezioni  e riguarda decenni di scelte mancata da parte del governo, della gestione delle autostrade e anche di molti ritardi per mettere a punto operazioni che consentano una diversa gestione del sistema industriale, ma soprattutto dell’organizzazione portuale. Errori che hanno danneggiato i settori più evoluti economicamente del Nord del nostro Paese.  

Esiste un rischio : quello di addossare tutte le responsabilità, i ritardi e le omissioni al coronavirus, per guadagnare tempo e per tentare acrobatiche mediazioni tra i partiti. Ma l’infezione ha certamente avuto un suo ruolo negativo ma si è sviluppato in questi mesi quando gli errori del passato – blocco della Tav Torino-Lione? Infiniti rinvii della Gronda? Discussioni sul gasdotto del Sud? Ritardi sull’alta velocità Nord – Sud?  - e così via,  si erano accumulati  per colpa di tanti governi, di tutti i colori politici , che si sono succeduti negli ultimi trent’anni.   

E la Liguria, in tutti i campi, economici sta pagando il danno maggiore, anche nel turismo, nell’anno più drammatico di questo settore-chiave della sua economia, accanto a tutto il settore portuale, una filiera che coinvolge tutto il territorio come ha ricordato oggi uno scafato operatore del settore come Aldo Spinelli.