Torre Piloti, ore 22.59: in porto l'urlo delle sirene di navi e pilotine

di Michele Varì

Il video della cerimonia per la prima svolta senza i familiari delle vittime a causa del Covid19

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Ore 22.59, il suono della sirene delle pilotine e di tutte le navi squarcia il silenzio irreale e gela il cuore di tutti.

Il pensiero, qui a Molo Giano, va a quel sette maggio del del 2013 quando la torre piloti di Genova venne abbattuta da una manovra scellerata della Jolly Nero.

Questa sera la tristezza sembra, se possibile, ancora più pesante, un macigno, a causa della pandemia che per la prima volta costringe i familiati delle nove vittime a non partecipare fisicamente alla cerimonia. Una corona, nessun fiore in mare.

Dall'alto un drone, una luce nel buio, riprende tutto, proprio per loro, per i familiari, lontani.

Dentro quella torre, un fiore all'occhiello di Genova e dalla Marineria, c'erano dei ragazzi che lavoravano, nove di loro non ebbero scampo: chi controllava il traffico, chi era in ascensore, chi pensava al turno della notte.

Ragazzi di Genova, ragazzi della Campania, toscani, siciliani, ragazzi e basta, che stavano lavorando.
I loro nomi ora sono incisi, scolpiti per sempre nella stele del Porto Antico: Daniele Fratantonio, Giovanni Iacoviello, Davide Morella, Marco De Candussio, Giuseppe Tusa, Francesco Cetrola, Michele Robazza, Sergio Basso, Maurizio Potenza.

Ha gli occhi lucidi il comandante della Capitaneria di Porto di Genova Nicola Carlone, che quel sette maggio era a Roma, al fianco del governatore della Liguria Giovanni Toti e del sindaco di Genova Marco Bucci che invece sette anni fa era in America e apprese dai giornali americani della tragedia, e chiamò subito sua moglie a Genova, per sapere. "E' mio e nostro dovere non dimenticare quei ragazzi" ribadisce il sindaco.