Si va verso le riaperture (con prudenza)

di Paolo Lingua

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Si va verso le riaperture (con prudenza)

Mancano ancora i dettagli, i distinguo, gli orari, i passaggi e le modalità. Che poi è quello che interessa specificamente gli operatori economici e i cittadini in generale. Ma, vista la decrescita della pandemia (sia pure non ancora eccessiva) e l’incremento delle vaccinazioni, la politica delle riaperture si schiuderà, per decisione del governo, a partire dal 26 di aprile, in pratica con otto giorni di anticipo sulla previsione che sinora pareva certezza che vedeva la cosiddetta “piccola luce” in fondo al tunnel a partire dal 3 maggio. Si andrà, da quel che si è appreso, a una nuova divisione delle regioni e dei territori specifici secondo il colore: accanto al rosso e all’arancione tornerà il giallo. E in giallo dovrebbero andare molte regioni, compresa la Liguria. Il giallo significa la riapertura di molti settori commerciali, ma in particolare di bar, ristoranti, pizzerie e tavole calde, oltre che,  con mille accorgimenti, anche delle palestre e delle piscine.

Sembra che, anche nella speranza d’un netto miglioramento del clima e con temperature gradevoli, si punterà soprattutto sulla via libera con preferenza all’aperto. E questa preferenza – anche se non è ancora sicuro – potrebbe far estendere le riaperture anche nella fascia serate, con un contenimento però che non dovrebbe superare le 22 o le 23 al massimo.  Per piscine e palestre si punta a predisporre distanziamenti e, possibilmente, con preferenze, dove è possibile, di attività all’aperto. Un discorso che potrebbe coinvolgere teatri, cinema e luoghi di spettacolo, sempre puntando sui distanziamenti e sull’obbligo delle mascherine, sia pure senza imporre i tamponi a chi partecipa. La politica delle riaperture e la classificazione delle regioni in colori diversi potrebbe, sulla base degli esiti dopo le prime settimane , allargarsi a criteri di maggiore permissività e tolleranza, ma saranno i dati della pandemia, dei ricoveri e della crescita delle fasce di popolazione sopposte ai vaccini, a dare le reali risposte.

Andremo, quasi certamente, avanti a spanne, con gradualità prudente. L’impressione che si è colta anche dalle parole del presidente del consiglio Mario Draghi è che si è voluto concedere una ripresa a interi settori economici al limite d’una crisi economica irreversibile. Al tempo stesso si è scommesso, vista l’accelerazione delle vaccinazioni impressa dal generale Figliuolo, su un netto miglioramento della situazione sanitaria puntando alla netta diminuzione dei decessi e a un forte calo dei ricoverati, alleggerendo la pressione sugli ospedali. C’è inoltre da dire che il governo non ha condiviso la proposta di aprire dei piccoli centri turistici ritenuti senza pericoli, sparsi a macchia di leopardo per il Paese, ma piuttosto a ridare respiro a tutto il territorio. Anche se gran parte della primavera ha ormai subito un netto calo delle presenze turistiche si è ritenuto di preparare, con una cauta scesa di permessi, una “quasi” normale stagione estiva, sperando in un ritorno degli stranieri e puntando anche alle riaperture di movimento tra le regioni cosiddette “gialle”. Ora, accanto alla disponibilità del governo a far riprendere ai cittadini una vita “quasi normale” sia pure nel volgere di pochi mesi, conterà molto il fenomeno dei comportamenti. Anche se esiste una volontà inconscia di recuperare il tempo perduto sarà importante, anzi determinante, un comportamento prudente e attento da parte di tutti.

I pericoli maggiori vengono da chi non porta la mascherina e dagli assembramenti gratuiti e inutili. Un ammonimento che vale per tutti ma in particolare per i più giovani. Occorre evitare nuovi focolai e prima di tutto impedire che possa nascere un ulteriore ondata di infezioni a partire dal prossimo autunno quando la temperatura tornerà a scendere. Infine, ma non è certo l’ultima questione in ordine di importanza, dobbiamo puntare sulla riapertura delle scuola di ogni ordine e grado. La didattica a distanza ha fatto non pochi danni e occorre evitare che i giovani buttino via anni scolastici con un calo netto della partecipazione e dell’apprendimento. La scuola è uno dei punti più importanti per la crescita delle future generazioni.  La chiusura è una dei danni maggiori che si possa perpetrare per le generazioni future.