Sampdoria-Napoli, dopo i cori beceri la vergogna sui social: "Alluvionati, vi cade il ponte"

di Alessandro Bacci

1 min, 30 sec

Centinaia di commenti dei tifosi partenopei sulle pagine della società blucerchiata

Sampdoria-Napoli, dopo i cori beceri la vergogna sui social: "Alluvionati, vi cade il ponte"

I cori della Gradinata Sud contro il Napoli costano alla società blucerchiata una multa da 10 mila euro a cui si aggiungono altri 3 mila euro per il lancio di un bengala in campo. Come già accaduto in passato i tifosi della Sampdoria si sono resi protagonisti di cori definiti discriminatori di matrice territoriale. Nel post gara il tecnico blucerchiato Claudio Ranieri con estrema civiltà ha chiesto scusa ai tifosi partenopei per gli insulti che inneggiavano in modo becero al Vesuvio, al tifo e al colera.

Alla vergogna, però si è aggiunta un ulteriore vergogna. La reazione dei tifosi napoletani, indignati nel post partita, è arrivata su tutti i social network. Sui profili ufficiali della Sampdoria, ma anche su decine di pagine di tifosi blucerchiati, sono arrivati insulti al limite della decenza. “Almeno a noi non cadono i ponti”, “vi auguro che il Morandi cada una seconda volta”, “costruite bene i ponti”, “lavali con l'alluvione”. Commenti (questi tra i più pacati) che fatichiamo addirittura a leggere, e che non possono essere giustificati da un comportamento sbagliato in uno stadio di calcio.

La società blucerchiata ha prontamente cancellato i commenti dalle proprie pagine, conservandoli però per eventuali azioni legali. I social si confermano una valvola di sfogo, ma una domanda sorge spontanea. Che cosa c'entra questo con il calcio e con lo sport? Forse chi rimane indignato, in modo giustificato, per dei cori beceri dovrebbe dare l'esempio non cercando vendetta sui social network. I cori della Gradinata Sud devono essere condannati in modo assoluto ma anche le reazioni sui social meritano la stessa attenzione e indignazione. La cosa certa è che gli insulti e le discriminazioni in qualsiasi forma devono essere repressi in ogni modo, dentro e fuori dagli stadi.