Quando si troverà un accordo sul "caso Autostrade"?

di Redazione

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Quando si troverà un accordo sul "caso Autostrade"?

A quel che risulta, per ora, dalle ultime notizie diffuse sui media, sembrerebbe (il condizionale è sempre d’obbligo) che il governo abbia intimato alla società Autostrade, controllata dal gruppo Atlantia di arrivare a un accordo entro la fine del mese, altrimenti di procederà d’ufficio, con decreto, alla revoca della concessione. Come è noto la presa di posizione “dura” da parte del governo sarebbe la conseguenza d’una ulteriore rottura da parte della società Autostrade per quel che riguarda la cessione del pacchetto azionario di maggioranza alla Cassa Depositi e Prestiti controllata dallo Stato. Da quel che si è appreso il gruppo Atlantia controllato dalla famiglia Benetton vorrebbe essere escluso da qualsia causa per danni provocati dal crollo del Ponte Morandi. I danneggiati potrebbero (e lo faranno) chiedere decine e decine di milioni (se non molto di più), pronti a passare alle vie legali.

La situazione è assai complessa: dal drammatico crollo del ponte di due anni fa il rapporto tra i governo e l’azienda concessionaria è stato complesso e articolato. Andando indietro con la memoria, la prima posizione dura era stata presa dei ministri del M5s e da tutto il partito grillino”. Ci si era mossi appunto per andare diritti alla revoca, rinfacciando ad Autostrade una presunta cattiva manutenzione. Un tema su si è andati avanti per mesi, ma la revoca unilaterale era stata poi in parte bloccata dai consulenti legali dello stesso governo che avevano fatto balenare il rischio d’una pesante controcausa da parte appunto del gruppo che controlla le Autostrade, con possibili pagamenti e penali da parte del governo.  Per la verità, mentre il ponte per fortuna è stato ricostruito a tempo di record, le diatribe tra le parti sono proseguite. E , nello stesso tempo, sta procedendo, sia pure a velocità ridotta a causa di perizie e controperizie e di analisi tecniche assai complesse, l’azione da parte della magistratura per accertare le responsabilità dirette indirette del disastro che ha provocato 43 vittime. Volendo ragionare obiettivamente  e da un punto di vista generale non è facile districarsi in un contesto estremamente complesso da tutti i punti di vista (sia civile, sia penale). Senza contare che il dialogo tra le parti ha subito alti e bassi e da parte dello stesso governo si è passati da una prospettiva di revoca e di affidamento delle autostrade all’Anas alla ipotesi della creazione d’una nuova società di gestione con la partecipazione accanto a eventuali privati anche della Cassa Depositi e Prestiti come azionista di riferimento. Poi si è allungata l’ombra della massa di cause civili, una ondata inevitabile, un fardello economico e finanziario che le parti in causa tendono a rimbalzarsi una contro l’altra.

C’è ancora un corollario che pende sulla gestione: a chi toccherà realizzare la fatidica Gronda che, secondo l’annuncio della titolare del ministero dei Trasporti, Paola De Micheli, dovrebbe essere vicina, dopo decenni di rinvii, al decollo? I grillini sono sempre stati contrari e Ferruccio Sansa, che però ha perduto le elezioni, puntava a realizzarne metà, in netto contrasto con il Pd e Italia Viva e anche con il centrodestra vincitore.  Ora verificheremo, come se fossimo tifosi su un traguardo, questo nuovo “conto alla rovescia” teoricamente imposto dal governo ad Autostrade.  Non è la prima vota che un ultimatum poi si riduce d’intensità per la ripresa d’una nuova e complessa trattativa. Le parti in conflitto sinora non si sono coperte di gloria, forse perché, comunque si risolva la questione, ci sono rischi pesanti (vale a dire milioni e milioni) che potrebbe finire sulla schiena d’una presunto vincitore.  E forse, si stanno pagando pesanti errori del passato che certamente coinvolgono un po’ tutti. Dalla parte pubblica certamente i controllo sono stati superficiali e anche questo è un aspetto che potrebbe costare in via giudiziaria.  Non resta che aspettare tre giorni, anche se potrebbe essere una stop parziale perché, in vicende di questo genere, è assai difficile sapere quando potrà essere scritta la parola fine.