Quando decolleranno le grandi opere?

di Paolo Lingua

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Quando decolleranno le grandi opere?

Anche per l’avvicinarsi delle elezioni amministrative, istituzioni e movimenti politici mandano, a intervalli regolari, messaggi e “spot” relativ8i a grandi opere  che dovrebbero consentire un salto di qualità all’economia del territorio. E’ una sorta di “gioco” (spiace dove usare questo termine riduttivo) che ha remote origini, legate a ogni sorta di componente politica, e che riprende a invadere i media, a scadenze quasi prefissate. Un tema fisso, con scadenze quasi scandite nel tempo, è la realizzazione della diga del porto di Genova, spostata a mare secondo una precisa esigenza di attracco e di accosto delle navi di ultima generazione, non sol9o le unità crocieristica, ma in particolare i nuovi portacontainers.  L’estensione dell’area di accoglimento e le possibilità potenziate di attracco dovrebbero consentire un incremento del traffico merci (ma in parte anche passeggeri) come del resto è stato scritto e detto in una infinita serie di incontri, riunioni e direttivi.  Il porto poi dovrà mettere a punto la ristrutturazione del Ponte Parodi, ancora bloccato da un progetto fallito, nonché di altri punti di accoglienza. Si spera infine nella possibilità d’un collegamento, in particolare ferroviario, che consenta il decollo delle merci dal porto verso destinazioni europee. Accanto alla speranza d’una accelerazione dei lavori del Terzo Valico si punta a un definitivo decollo per la realizzazione del raddoppio urbano autostradale, ovvero la costruzione della cosiddetta Gronda di cui dovrebbe essere già pronto0 il decollo  e il supporto delle spesa, sia a livello nazionale, sia locale. Per buona parte di queste iniziative, a quel che è dato di capire, si attende lo sblocco dei fondi europei, una pratica che sembra ormai alle prese d’un giudizio positivo da parte della Ue, ma il cui  via libera è ancora in via di decollo per via delle infinite pratiche. E tutto ciò avviene mentre il territorio della Liguria, per una serie complessa di altre concause, è paralizzato dai lavori, non più procrastinabili, di messa in sicurezza del sistema autostradale.   Ma, al di là degli eventi eccezionali (la pandemia e il crollo del Ponte Morandi) che hanno condizionato il blocco elle opere pubbliche di cui la Liguria avrebbe urgenza, si accumulano come sempre i ritardi, frutto di infinite discussioni politiche e di  “stop” che sono frutto di incertezze e conteaddizi9o0ni, anche per via della scarsa velocità decisionale a livello governativo.  Al di là del grave problema delle infrastrutture e dell’ammodernamento del sistema portuale, emergono non pochi altri problematiche, legate non direttamente al sistema economico e produttivo, ma alle struttura di servizio sociale, non meno importanti e urgenti. Basterebbe riflettere sui progetti relativi agli ospedali: si parte del caso dell’ospedale  Galliera che da quasi vent’anni non riesce a far decollare il progetto del suo ammodernamento e della sua ristrutturazione, fermo nella palude di ricorsi amministrativi e veti politici, mentre al tempo0 stesso non è meno confuso il progetto per dar via a un ospedale del Ponente, bloccato ancora una volta a un ricorso al Tar.  Dal sistema portuale ai servizi ospedalieri al sistema autostradale e ferroviario la Liguria appare come imprigionata. Eppure, il suo ruolo geografico-strategico  e il suo peso sociale non sono realtà indifferenti o parziali nel contesto dell’economia italiana, ma hannpo0 un fortissimo peso strategico. Una dimensione che va al di là delle limitazioni imposte dalla pandemia.