Ponte per Genova, il cantiere dove si lavora anche in piena notte

di Redazione

L'infortunio di un operaio, le interminabili notti al confine della zona rossa

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Il rumore metallico delle ruspe, il bip bip delle betoniere, i cicalii di sicurezza dei camion, le manovre delle grandi gru, punti rossi nel buio. Da lontano gli operai e i tecnici in tute fosforescenti che si muovono fra la terra e il cielo, lassù sulle pile illuminate a giorno, sembrano instancabili formichine che accumulano il cibo per l'inverno. 
Sono le 21 di venerdì 13 dicembre, il freddo punge: il cantiere del nuovo Ponte è di nuovo sotto i riflettori: un operaio di 51 anni, Saverio Calace, trasfertista di Potenza, si è ferito dopo essere stato colpito da un piccolo silos a penzoloni nel vuoro. Soccorso in codice rosso, in ospedale gli sono state riscontrate le fratture di alcune costole. Non rischia la vita: ma ha rischiato. 
Gli ispettori della Psal della Asl3 che indagano sull'infortunio entrano ed escono dai prefabbricati del cantiere a ridosso di via Fillak: Interrogano gli operai testimoni dell'infortunio, acquisiscono documenti. A prima vista è tutto regolare. Il cantiere intanto va avanti, non si ferma mai, neanche di notte, gli operai fanno i turni: troppo importate per la città e per il sistema viario italiano rifare un ponte sul Polcevera in tempi rapidi. 
Gli abitanti ai confini della zona rossa sono stati rimborsati per i disagi con cui sono costretti a convivere ogni notte. Ma dopo tanti mesi sono provati: perché qui non si dorme più. Un cittadino di via Fillak svela: "Siamo tanto scossi che non riusciamo a chiudere occhio neppure quando dormiamo fuori Genova. Ormai il rumore è dentro di noi. Lo sentiamo anche quando non c'è. Ma il ponte deve andare avanti - conclude- e questo lo sappiamo anche noi".

(m.v.)