Ponte Morandi, l'appello dei residenti: "Non abbiate fretta di demolire"

di Fabio Canessa

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"Conte ci ha promesso che tornerà". Fine settimana di super lavoro in cantiere

http://video.telenord.it/wp-content/uploads/2019/03/0903-PONTE-CONTE-canessa-02_55.mp4 di Fabio Canessa “La premura da una parte va bene perché la città ha bisogno di ripartire a livello economico, ma attenti che la premura non porti fatti disattesi. Se ci vorrà qualche mese in più lo affronteremo, ma le cose vanno fatte bene. Questo è quello che ci siamo detti”. Fabrizio Belotti è il presidente del comitato degli abitanti ‘ai confini della zona rossa’. Mai nella vita si sarebbe immaginato di parlare a tu per tu col presidente del consiglio. Lo ha fatto venerdì sera, quando Giuseppe Conte si è seduto sotto il tendone di via Capello e ha dialogato con loro. Che non sono sfollati, ma sono quelli che il ponte Morandi lo vedono dalla finestra, e ora sono preoccupati per la loro salute. E chiedono di non avere fretta. Il premier ha promesso che tornerà. “Sì, ci ha detto che sarà ancora qui quando Certosa e Sampierdarena saranno nuove, rinate. Lui verrà di nuovo a trovarci e noi lo accoglieremo come sempre”. Una promessa che ha un forte valore politico, in tempi di crisi per il Governo, ma anche simbolico per queste 300 famiglie dimenticate da Roma quando si mettevano nero su bianco gli indennizzi. Sei milioni per lasciare queste case e trasferirsi nel tempo necessario ai lavori. All'incirca 20mila euro per ogni casa. I soldi ci sono, ha detto il primo ministro, manca però il decreto attuativo. “Dobbiamo fare lo scatto finale”, ha puntualizzato Conte. Forse qualcosa si muoverà tra fine marzo e inizio aprile. La zona è già stata perimetrata in via ufficiosa dal commissario, ma finché non arrivano le risorse non possono scattare i risarcimenti. Inutile nasconderlo, il rinvio della prima esplosione ha sbollentato gli animi a Certosa, Sampierdarena e dintorni. Nel fine settimana riunioni serrate in cantiere per ritoccare il piano di demolizione. L’amianto rilevato nella pila 8 è al di sotto della soglia di pericolo e, da quanto risulta, è di origine naturale. Ma dopo l’esposto presentato in Procura la cautela è salita ai massimi livelli. “Forse abbiamo la presunzione di dire che con questo esposto abbiamo un po’ sparigliato le carte – dice Enrico D’Agostino del comitato ‘Liberi cittadini di Certosa’ -. Noi vorremmo semplicemente ottenere quello che è scritto in quel documento, la garanzia della salute per lavoratori e cittadini. Tutto lì”. Due le opzioni sul tavolo: usare l’esplosivo e adottare misure che evitino il più possibile la dispersione di polveri, ad esempio più cannoni per nebulizzare acqua, oppure scegliere la demolizione meccanica e rimandare il problema al moncone est, quello che passa sopra via Porro e vicino alle case ancora abitate. Una soluzione senza dinamite potrebbe portare a un allungamento dei tempi, anche se farebbe stare più tranquilli gli abitanti. Bucci però quella scadenza del 31 marzo per iniziare la ricostruzione vuole rispettarla a tutti i costi. La partenza simbolica sarà comunque lunedì. Nel nuovo stabilimento Fincantieri di Valeggio sul Mincio, nel veronese, verrà tagliata la prima lamiera del nuovo ponte. Ci sarà il sindaco Bucci e (forse) anche il premier Conte.