Ponte Morandi, ecco quali case saranno demolite in via Porro

di Fabio Canessa

1 min, 54 sec

Abbattimenti previsti tra metà maggio e fine giugno, il Comune potrà acquisire quelle salvate

Ponte Morandi, ecco quali case saranno demolite in via Porro
Saranno solo quattro - e non sette, come inizialmente previsto - gli edifici da demolire in via Porro, nella zona rossa di ponte Morandi a Genova, dove verrà costruito il nuovo viadotto sul Polcevera. A spiegarlo, in commissione consiliare a Palazzo Tursi, è il direttore della struttura commissariale Roberto Tedeschi, che ha fatto il punto sui tempi aggiornati dei lavori dopo l'inizio dello smontaggio della pila 5 sul moncone ovest. La demolizione delle case di via Porro è prevista "tra metà maggio e fine giugno", ha confermato Tedeschi. Per le pile, invece, non è chiaro se verrà usato l'esplosivo o meno. "L'obiettivo è avere a fine mese ad un piano definitivo". Se verrà scelta la dinamite, ha specificato il direttore, le pile 10 e 11 potrebbero essere demolite in una sola volta o separatamente. "Se si andrà in quella direzione, comunque, ci sarà uno studio di assoluto dettaglio per capire quale sarà il raggio di vibrazioni, polveri, rumori". In pratica quelli da demolire sono i quattro caseggiati intorno al pilone: sul lato della ferrovia i civici 6A - 8 - 10 - 12 - 14 - 16 e sul lato di via Fillak i civici 7 e 9. Saranno invece 'salvati' i due edifici a sud e quello a nord. Ancora da decidere quale sarà in concreto il loro futuro. "Il decreto 109 prevede che per uso pubblico il Comune, una volta eseguite le fondazioni, possa chiedere allo stato di acquisire questi immobili. Nel frattempo cercheremo di chiudere questi edifici attraverso cancelli e protezioni in lamiera su finestre piano terra per evitare effrazioni, anche perché, nonostante il presidio dell'esercito, ce ne sono già state una dozzina" Complessivamente il ritardo nella demolizione di Ponte Morandi, rispetto al cronoprogramma, è di circa due settimane. "I motivi del ritardo, che spero rimanga modesto, principalmente sono quattro - ha spiegato Tedeschi - anzitutto le giornate di vento. Vedremo come recuperare, perché quando le raffiche superano i 10 metri al secondo le gru vanno in blocco, non è una scelta umana. Poi ci sono le indagini giudiziarie: fino ad oggi c'è stata una collaborazione importante, ma ricordiamoci che sono possibili altre verifiche. C'è la necessità di fare continue valutazioni di impatto ambientale, pensiamo ad esempio alle gronde posizionate sotto le travi per raccogliere l'acqua gettata durante i tagli. Tutti i campionamenti hanno rilevato zero amianto. Infine la bonifica bellica nell'area ferroviaria lato via Porro".