Ponte Morandi, Battiloro: "Vogliamo verità, l'anima di un figlio non si compra"

di Alessandro Bacci

Il padre di una delle vittime commosso di fronte al tribunale: "Dalla perizia ciò che si evince è allucinante, il ponte andava chiuso 10 anni prima"

E' iniziato il secondo incidente probatorio nell'ambito dell'inchiesta sul crollo del ponte Morandi, il viadotto autostradale collassato il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone. Circa 200 persone, tra avvocati, periti e consulenti, familiari vittime, pm e giudice, hanno preso posto nella tensostruttura allestita a tempo record nell'atrio del tribunale per garantire il rispetto delle norme anti Covid. Tra i presenti anche Roberto Battiloro, padre di Giovanni tragicamente scomparso il 14 agosto 2018: "Cerchiamo verità e giustizia per una persona che non c'è più, un ragazzo di 29 anni, che merita l'onore di questa verità. Ci costituiremo parte civile e andremo avanti. Genova come popolo e città è meravigliosa, cerco di essere presente soprattutto nella battaglia, nella forza legale di poter dire la nostra. In 30 mesi non abbiamo pettinato le bambole, abbiamo lavorato, perchè ci fosse una perizia della famiglia Battiloro. I contatti con Autostrade sono stati costanti, noi vogliamo verità, l'anima di un figlio non si compra, io ho sempre rifiutato qualsiasi rimborso economico, per poter arrivare ad avere una verità."

Avete il rimborso da parte di autostrade? "Noi avremmo potuto ricevere un rimborso, abbiamo preferito dare voce a una perizia ed essere in aula per gridare la nostra voglia di verità. Dalla nostra perizia ciò che si evince è allucinante, il ponte andava chiuso dieci anni prima. La perdita di mio figlio è un qualcosa che non è comprensibile, morire a 29 anni su un ponte che crolla... È una cosa che ci ha colpito, ha distrutto la nostra famiglia, immaginate quante famiglie non hanno più vissuto da quel 14 agosto."