Omicidio Chiavari, Tiscornia confessa: "Ho sparato perché pensavo mi aggredisse"

di Redazione

1 min, 46 sec

Aveva comprato l'arma solo poche ore prima del delitto

Omicidio Chiavari, Tiscornia confessa: "Ho sparato perché pensavo mi aggredisse"

"Non volevo ucciderlo. Ho sparato perché pensavo mi stesse colpendo". Ha confessato così, dopo sei mesi, Sergio Tiscornia, l'imprenditore edile arrestato a giugno con l'accusa di aver ucciso Orazio Pino, l'ex collaboratore di giustizia ammazzato il 23 aprile in un parcheggio di Chiavari. L'uomo ha fatto ritrovare agli investigatori della squadra mobile di Genova la pistola usata: una calibro 38 special, nascosta in una intercapedine di un casolare vicino la sua casa.

Tiscornia, difeso dall'avvocato Claudio Zadra, è stato interrogato dal pubblico ministero Silvia Saracino che ha coordinato le indagini. Agli inquirenti ha detto di avere comprato la pistola poche ore prima del delitto, da una persona di cui non ha saputo dire il nome. "Pino mi aveva detto che mi voleva parlare, dopo le denunce della mia fidanzata e sua ex amante Adriana Hernandez Escobar. Era stato minaccioso, e mi aveva dato appuntamento nel parcheggio del supermercato. Io mi ero spaventato e visto che lui era un ex mafioso ho comprato la pistola".

L'imprenditore ha detto di avere reagito a una aggressione da parte dell'ex collaboratore. "Quando sono arrivato al parcheggio, Pino aveva un coltello in mano e mi è venuto incontro cercando di colpirmi. Io ho parato il colpo e l'ho spinto contro il muro. Lui è caduto e quando ha fatto per rialzarsi ho visto che stava cercando qualcosa in tasca e allora ho sparato, ma non volevo ucciderlo. Poi sono andato via con la mia amica Stefania Gaggiani [indagata in concorso, ndr] che non sapeva nulla della mia vicenda".

Quanto successo nel parcheggio lo ha poi raccontato alla Hernandez e al fratello, che sono indagati per favoreggiamento. Secondo quanto ricostruito dalla polizia, la Hernandez odiava la vittima, con la quale in passato aveva avuto una relazione e intrecciato affari. La donna aveva denunciato due volte l'uomo ucciso: per la sparizione di soldi e gioielli dalla società che avevano messo insieme e, un mese prima dell'omicidio, perché si sentiva minacciata da Pino. Al suo amante diceva del rancore che provava nei confronti dell'ex. Il giudice delle indagini preliminari aveva sottolineato che Tiscornia si sarebbe fatto "paladino" dei diritti della donna.