Nascerà il nuovo partito del centrodestra?

di Paolo Lingua

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Nascerà il nuovo partito del centrodestra?

Non sappiamo quello che si sono detti realmente Silvio Berlusconi e Matteo Salvini sulle prospettive – tattiche e strategiche – di dar vita a un nuovo partito politico del centrodestra pronto a scendere in campo per le elezioni politiche del 2023. Da quello che è emerso ufficialmente e da quello che si è capito, Berlusconi e Salvini sembrano intenzionati a far nascere, sollecitando le loro “basi” elettorali e organizzative, un movimento unitario che punterebbe a far vincere le elezioni con una leadership nell’alleanza politica tradizionale. Nel frattempo, tutti i partiti che da sempre sono stati alleati, andrebbero avanti con liste unitarie alle elezioni amministrative che si prospettano in autunno e nella prossima primavera. In mezzo ci sarà una prova politicamente non trascurabile, vale a dire l’elezione del Presidente della Repubblica, un passaggio non da poco, ma sul quale, per il momento sembra che Salvini e Berlusconi abbiano preferito soprassedere. Nel frattempo, resta distaccata dal progetto del partito unico Giorgia Meloni che punta  per il momento a guadagnare consensi restando da sola all’opposizione. Ma si vedrà nel percorso dei prossimi due anni, quando può accadere “di tutto” come ormai siamo tutti abituati a verificare.

Ma, andando al di là degli incontri formali, delle dichiarazioni e degli “spot” promozionali, che cosa c’è dietro al dialogo tra Salvini e Berlusconi? L’ex cavaliere si è certamente reso conto di essere verso la fine del suo lungo percorso: i figli sono interessati solo alle azienda di famiglia e non hanno alcuna intenzione di entrare in politica. Forza Italia ha perduto la leadership del centrodestra e non ha più possibilità di recuperare. Ci sono state fuoriuscite a stillicidio, per dita di consensi e spaccature come quella di Giovanni Toti che punta a dar vita a una partito alternativo. Della vecchia formazione che ha affiancato Berlusconi, è cresciuta e poi calata  - ma  è ancora forte - la Lega, sia pure ondeggiando, in molte sortite pubbliche, tra populismo e liberalismo economico. Qual è, a questo punto, il progetto di Berlusconi, vale a dire il suo ultimo colpo di coda? E’ quasi certo che punti a salvare il suo “cerchio magico” di fedelissimi, a cominciare da Tajani, nonché i leader locali ancora a lui fedeli. Ma, al tempo stesso, pensa che per vincere occorra uno schieramento moderato, con forti presenze liberali e collegato con il mondo europeista, tenendo d’occhio, nei limiti del possibile, una parte del mondo cattolico. Berlusconi non crede alla Le Pen ma neppure a certi leaders populisti dell’Europa orientale. In un certo senso, il recente successo in netta ripresa dei gollisti in Francia sembra dargli ragione, tanto è vero che a livello dell’Unione nessuno di loro è mai riuscito, al di là di parziali successi, a vincere le partite finali. Certo, Salvini deve avere il tempo di “digerire” la “bevanda” moderata senza dare troppi strattoni alla parte più tradizionale del suo movimento, ma la lenta formazione d’un partito unico dei moderati potrebbe essere un modello per strizzare l’occhiolino a quella parte dell’opinione pubblica ex centrista (dalla Bonino sino a Renzi) che in questo momento sembra in affanno e con sondaggi molto bassi. Ovviamente una cosa è un ragionamento fatto in salotto, un’altra è l’operatività sul territorio, considerato che stiamo vivendo un’epoca nella quale i partiti si muovono con “spot” e annunci sui social media non disponendo più d’una base  di iscritti. Molto dipenderà dalla fine della pandemia, dalla potenziale ripresa economica e dalle strategie di Mario Draghi. Per non parlare dell’alone di mistero che aleggia attorno all’elezione del Presidente della Repubblica. Viviamo in un’epoca di continue e nervose variazioni: umori bizzarri e tentativi di cambiamenti.