Liguria nel tormento infinito delle autostrade

di Paolo Lingua

3 min, 33 sec
Liguria nel tormento infinito delle autostrade

La complessa questione che coinvolge la rete autostradale della Liguria, regione rimasta  sin dalla primavera una “isola prigioniera” con gravi ripercussioni sulla vita dei cittadini e ancor più gravi danni al sistema industriale, commerciale e in particolare portuale, è destinata a durare almeno sino a ottobre e forse anche qualcosa di più.  Forse, sul piano mediatico, anche per non creare illusioni inutili che non hanno effetti di recupero di consensi ma, anzi, portano a irritazioni maggiori, sarebbe meglio essere sinceri a ammettere onestamente i tempi di durata dei lavori di sistemazione e di controllo. Purtroppo, il sistema delle mezze verità è nel DNA della politica e anche d’una parte del mondo dell’imprenditoria.

Tirando le somme a tutt’oggi si è capito che la messa a punto della galleria di Monte Galletto, che blocca un percorso strategico della A7 impedendo l’ingresso sino a Bolzaneto, sarà completata solo per la fine del mese di agosto. E speriamo che sia così davvero. Poi c’è l’ufficio commissariale del ministero dei trasporti che ha chiesto (intimato) alla Società Autostrade di mettere a punto e controllare lo stato di 285 onduline in altrettante gallerie di tutta la rete ligure. Il controllo delle onduline dovrebbe essere realizzato al più presto - prima che arrivi la stagione autunnale delle piogge – proprio per evitare che ci siano infiltrazioni d’acqua nelle gallerie. Il che vuol dire che, per completare le operazioni di smontaggio e rimontaggio, ci saranno blocchi di traffico per giorni e giorni, o comunque per larga parte delle giornate, sino alla fine di ottobre. Sperando che non emergano, come purtroppo è successo negli ultimi mesi, nuovi problemi.

Inutile nascondersi dietro un dito: la manutenzione autostradale ha messo a nudo (e purtroppo per arrivare a questa serie massiccia di interventi si è dovuto passare per la tragedia del crollo del ponte sul Polcevera) tutti i limiti di un sistema inadeguato di manutenzione. Altre responsabilità, anche assai più gravi, saranno messe a nudo dall’azione della magistratura con anni di processi. Al di là delle sollecitazioni del governo (ma in passato i ministeri non sono poi stati così solleciti), anche la Società Autostrade è stata costretta a muoversi con sollecitudine perché, oltre tutti gli aspetti processuali che hanno uno svolgimento ovviamente autonomo, proprio perché al centro delle polemiche, dopo il crollo tragico di due anni fa, ma anche perché è tutt’ora in corso, anche se sospesa nell’aria, la revoca della concessione e comunque il passaggio del controllo azionario con il ritiro dal ruolo di azionista di riferimento della famiglia Benetton. 

La società Aspi, per adesso, resta responsabile della gestione autostradale e ha tutto l’interesse a mostrarsi sollecita nell’azione di riparazioni, messa a punto e controllo di manutenzione, anche perché, a ogni passaggio, gli interventi urgenti e necessari si moltiplicano. E’ una realtà sotto gli occhi di tutti. Ma ora, che il ponte, oggi San Giorgio, è tornato a funzionare in pieno c’era una tenue di speranza di ritorno alla normalità (o quasi) del traffico. Cosa che non è avvenuta, che per il momento non avviene, mentre si annunciano  interventi importanti per i prossimi mesi. Sia ben chiaro, anche se la stagione prescelta non è certo l’ideale, considerato il movimento per le ferie estive, i lavori erano urgenti e dovevano essere compiuti. Resta però l’immagine di un Paese in ritardo su tutto e in preda all’affanno.

Anche la pratica per dare vita a una nuova strategia delle gestione delle autostrade (non si capisce bene con quali ruoli pubblici e con quali privati) sembra in continuo rinvio, anche perché il governo è in affanno tra i problemi del coronavirus e della ripresa economica con i finanziamenti europei che dovranno venire. Non è un momento felice per l’esecutivo e per la tormentata maggioranza che lo regge, alla vigilia delle elezioni regionali e del voto referendario. Al di là della temuta ripresa del coronavirus, si avvicina a grandi passi un autunno in affanno.