L’Italia in ritiro sino alla fine di aprile (se basterà)

di Paolo Lingua

3 min, 30 sec
L’Italia in ritiro sino alla fine di aprile (se basterà)

Il ministro Speranza ha annunciato che lo stato generale di blocchi e controlli e di limiti a molte attività proseguirà sino al prossimo 30 aprile, nella speranza che la somministrazione dei vaccino (a quell’epoca dovrebbero essercene almeno tre tipi disponibili) rallenti l’avanzata, in atto, del coronavirus. Venerdì prossimo conosceremo i nuovi criteri e le nuove valutazioni per capire quale sarà lo stato delle singole regioni per stabilire criteri di comportamento più o meno rigidi. L’Italia dovrebbe essere divisa in quattro zone: bianca, gialla, arancione e rossa. La prima, che è una sorta di novità, dovrebbe riguardare le situazioni dove l’incidenza del virus e i ricoveri sono più bassi e dove sarebbe possibile una disciplina dei comportamenti e dei movimenti meno rigida. Ma sorgono già i dubbi  che esista una situazione generale simile.

Anzi, si presume che oltre alle attuali regioni in arancione, se ne possano aggiungere altre dodici che sono in forte aumento di pericolosità. Il che vorrebbe dire che dalla prossima settimana in quasi tutto il  Paese saranno rigide le chiusure e saranno bloccati per tutto il giorno bar e ristoranti con forti limiti anche all’asporto. Si prevede un possibile rinvio dell’apertura della stagione sciistica. La notizia ha messo in agitazione gran parte degli operatori economici e le associazioni di categoria. Se dovessero scattare le nuove condizioni per dividere l’Italia in zone rosse e arancioni, avremmo un blocco di interi settori sino alla fine di aprile. E questo, purtroppo, equivale a rischi molto seri di fallimenti e di perdite massicce di posti di lavoro, condizionando anche le filiere che sono collegate con le attività principali.

Il che, per quel che riguarda bar e ristoranti, anche settori commerciali all’ingrosso e di trasporto di beni alimentari. Non solo: non è ancora chiaro con quali criteri, in parte amministrativi in parte legati alle valutazioni dei vertici nazionali sanitari, saranno definite le diverse condizioni che saranno utilizzati per valutare lo stato delle singole regioni. Inoltre non è ancora chiaro se, nel corso del tempo, ci potranno essere delle modificazioni. Non sono entusiasti i commenti che vengono dalle regioni: in aree come la Liguria la realtà commerciale e artigianale è indubbiamente boccheggiante. A seconda delle categorie di annunciano già perdite di giro d’affari che vanno da un minim9o del 30% ma anche ben oltre il 50%. Ancora più pesante se non quasi azzerato il crollo del budget degli alberghi. D’altro canto, volendo osservare l’intera questione dal punto di vista sanitario, si possono comprendere i timori e le preoccupazioni del governo. La curva dei contagi e dei ricoveri non accenna a diminuire: anzi, si rischia se non una terza fase, almeno una “tenuta” del coronavirus reso più aggressivo dalla variante cosiddetta “inglese”.

I provvedimenti restrittivi, a causa dei rischi insuperabili di assembramenti, sono ineludibili e di fanno urgono. La pandemia sta dimostrando d’essere un “mostro a sette teste) che, quasi certamente, sarà messa in ginocchio con la massiccia distribuzione dei vaccini. Ma, per quanto si annunci un incremento degli arrivi e della distribuzione, sino a che non si arriverà vicini ai venti milioni di cittadini vaccinati (ovvero un terzo della popolazione italiana: il minimo per capire se ci sarà un risultato tangibile) non potremo valutare in maniera razionale ed equilibrata la situazione. A questo punto, dobbiamo renderci conto che tutte le speranze d’una parziale ripresa d’una vita nomale in primavera  sono definitivamente chiuse. La ripresa, nella speranza che tutto vada bene, non si potrà prevedere prima dell’autunno. Inoltre, sulle decisioni sanitarie che aspettano, pendono in queste ore le sorti del governo Conte, una crisi che per certi aspetti appare assurda e che se dovesse concludersi con un ritorno alle urne potrebbe trasformarsi in un disastro elettorale soprattutto per chi l’ha provocata, anche perché quando si tira troppo la corda delle trattive non è mai chiaro se non si possano avere strappi imprevisti. Con tutte le mp9ossibili conseguenze negative.