Il turismo in Liguria: rischi e speranze

di Paolo Lingua

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Il turismo in Liguria: rischi e speranze

L’intero settore turistico con la pandemia è quella parte dell’imprenditoria che ha subito i maggiori danni. In media, in particolare in regioni come la Liguria (o le città d’arte come Firenze e Venezia) i mancati introiti possono sfiorare il 90%, almeno sulla base delle più recenti valutazioni. Non c’è, per forza  di cose, movimento in Italia e neppure circolazione di visitatori dall’estero. Si parla di chiusure definitive di alberghi e pensioni e di crisi preoccupante per ristoranti, bar e luoghi di ritrovo come discoteche e piano bar o comunque centri di spettacolo. La situazione sembra più preoccupane del previsto perché c’erano timidi tentativi e progetti di ripartenza subito dopo Pasqua.

Ma la pandemia non accenna a diminuire e i ricoveri e i colpiti dal coronavirus aumentano quasi ovunque. Per di più ci vorranno settimane e un’azione decisa del governo in accordo con i vertici europei per recuperare le scorte dei vaccini e intensificare la loro applicazione, dal momento che non sono state ancora completate le fasce d’età over 80 e del personale sanitario di tutti i livelli. Sulla base di queste premesse, salvo sorprese, la linea del governo sembra quella di bloccare in tutta l’Italia in fasce arancioni e rosse, bloccando il giallo e il bianco per tutto il mese di aprire. Un parziale ritorno alla normalità potrebbe cominciare attorno al 3 maggio. Appare ovvio che governo e responsabili  nazionali sanitari e della protezione civile abbiano deciso di puntare su una sorta di lockdown appena smorzato e parziale per contenere i contagi, nella speranza di incrementare le vaccinazioni. Inoltre, sulla base dell’esperienza fallimentare e forse un po’ troppo facilone dell’estate scorsa, sono stati ritenuti pericolosi oltre il periodo pasquale, già superbloccato, anche gli appuntamenti tradizionali di fine aprile dal 25 al 1 maggio.  

L’obiettivo è limitare gli assembramenti in ristoranti, bar, luoghi di spettacolo, considerato che già nelle scorse settimane è apparso evidente che è difficile, se non impossibile, contenere la movimentazione anche solo all’interno delle città, comportamenti non privi di incoscienza che hanno provocato ovunque l’aumento dei casi di Covid.  Gli operatori costretti alle chiusure dovranno aspettarsi ancora un mese di blocco e la situazione economica è destinata a peggiorare per forza di cose. Tutti gli interrogativi sul futuro di questo importante settore dell’economia sono ora puntati su maggio e , con maggiore attenzione, a quello che potrà accadere da giugno in poi. I dubbi e i punti interrogativi sono molti e l’ottimismo non dilaga certamente. Per giugno si dovranno tirare le somme delle vaccinazioni sulle quali pende il condizionamento del rifornimento dei vaccini, una settore sul quale grava ancora non poca confusione perché non è chiaro se si recupereranno nuovi prodotti o se le aziende farmaceutiche che da tempo sono sul mercato potranno incrementare la loro produzione e la relativa distribuzione.

Quale sarà la percentuale di vaccinati tra tre mesi? Sarà possibile arrivare a vaccinare in Italia la metà della popolazione ovvero  trenta milioni di casi? Non sarà la soluzione definitiva, ma sarebbe già un forte segnale incoraggiante per poter arrivare a i cinquanta milioni agognati per novembre. Purtroppo non ci sono certezze. E allora? Quale sarà la disciplina che il governo imporrà ai cittadini per la prossima stagione delle vacanze? Quali saranno i limiti e i blocchi? Inutile illudersi della possibilità di una “via libera” indiscriminata, anche perché ancora oggi il premier Draghi ha dichiarato che le regole “non sono campate in aria”, ma sono frutto di attente valutazioni. Purtroppo, sino a questo momento le aperture e le concessioni hanno dato luogo a comportamenti incontrollati che, alla fin dei conti, hanno solo moltiplicato i contagi. Ecco perché tutti siamo in attesa prudente dei nuovi regolamenti. Ma se i cittadini, più o meno volentieri, finiscono per doversi adeguare, non si può non constare che una colonna dell’economia nazionale come il tu rischia ancora molti mesi di sofferenza che si possono estendere alla stagione estiva che potenzialmente è la più favorevole a  un turismo che cerca di rialzare la testa. Purtroppo siamo in una condizione nella quale non è possibile dare un colpo a cerchio e un colpo alla botte.