Il Teatro Carlo Felice riparte con un concerto dedicato a Gioachino Rossini

di Marco Garibaldi

Appuntamento domani, venerdì 23 luglio, con la Petite Messe solennelle

È dedicato alla Petite Messe solennelle di Gioachino Rossini il prossimo concerto del Coro del Teatro Carlo Felice diretto da Francesco Aliberti, con i solisti Barbara Bargnesi, soprano, Carlotta Vichi, mezzo soprano, Manuele Pierattelli, tenore, Davide Giangregorio, basso e accompagnati al pianoforte da Sirio Restani e Letizia Poltini, con Patrizia Priarone all’harmonium al Teatro Carlo Felicevenerdì 23 luglio alle ore 20.00. 

Il concerto si colloca nell’ambito degli otto appuntamenti in cartellone al Luglio musicale del Coro del Teatro Carlo Felice che vede il complesso esibirsi in diverse formazioni e con programmi che spaziano attraverso l’immenso repertorio corale europeo, dal medioevo delle laude e delle ballate ai nostri giorni, oltre che a Genova, al Teatro Carlo Felice e sul palco del Nervi Music Ballet Festival 2021, in piccole città e borghi costieri e meno noti dell’entroterra ligure e del basso Piemonte, che il Coro, in questo modo, invita a scoprire. Il ciclo di concerti, capillarmente diffuso sul territorio, contribuisce a delineare l’intelaiatura di uno “hub” in continua espansione, in cui il Teatro Carlo Felice interviene con il progetto artistico più appropriato, valorizzando la vocazione musicale di ciascun luogo e di ciascuna istituzione partner: a partire da Genova e dal Teatro Carlo Felice, si raggiunge quest’estate la Chiesa di San Francesco e Piazza Matteotti a Sarzana, tra i luoghi elettivi del Sarzana Opera Festival, il panoramico molo Francesco Speca a Cogoleto, la Basilica Salvatore dei Fieschi a Cogorno, nel contesto della quarta edizione di Liguria delle Arti, fino a piazza Giovanni XXIII ad Alessandria. 

Il prossimo appuntamento a Genova è previsto mercoledì 28 luglio sul palco del Nervi Music Ballet Festival 2021, con un appuntamento fuori programma dedicato al Requiem di W.A. Mozart.

"La natura musicale della /Petite Messe solennelle/, racconta Francesco Aliberti, maestro del Coro del Teatro Carlo Felice, è composita. Si tratta di un’opera sacra, su cui Rossini innesta però la teatralità che gli è innata, e che sarà esaltata nella nostra interpretazione dalla natura del Coro del Teatro Carlo Felice e dalla lettura lirica delle parti soliste. La personalità poliedrica, geniale, forse non ancora del tutto compresa di Rossini qui rivela il suo lato più intimo, come emerge chiaramente in Crucifixus, o in O salutaris hostia, entrambi arricchiti da elementi contrappuntistici derivati dalla tradizione napoletana. Quello della Petite Messe solennelle è un Rossini che continua a “giocare” con la vocalità, lasciando però – allontanatosi da decenni dalle “convenienze e dagli inconvenienti teatrali”- che la sua natura profonda si palesi, che la sua “debolezza” si manifesti quale rivelazione di forza".

"Bon Dieu, la voilà terminée cette pauvre petite Messe. Est-ce bien de la musique sacrée que je viens de faire ou bien de la Sacrée musique?" ("è musica benedetta questa che ho scritto, o semplicemente della benedetta musica?"). Così scriveva Giochino Rossini, nel 1863 in una captatio benevolentiae rivolta nientemeno che a Dio, in calce all’Agnus Dei, sull’ultima pagina dell’autografo della Petite Messe solennelle. Scritto nella sua residenza di Passy, a Parigi, città del suo ritorno alla vita, dove il compositore era approdato assieme alla seconda moglie, Olympe Pélissier, dopo 20 anni di prostrazione fisica e morale vissuti prima a Bologna poi a Firenze, la messa si compone di 14 brani, in cui si alternano musica sacra e musica profana. E’ stata eseguita per la prima volta il 14 marzo 1864, in forma privata, nella cappella della famiglia Pillet-Will a Parigi, grazie ai cui eredi Philip Gossett poté ricostruire l’originale nel 1997, e per la prima volta in Italia al Teatro Comunale di Bologna solo nel 1869. Grondante lirismo, come nell’aria del tenore “Domine Deus, Rex coelestis”, reminiscente del “Cujus Animam” dello Stabat Mater, la composizione si caratterizza inoltre per la ricchezza della sua elaborazione tematica, frutto anche dello studio condotto sull’edizione critica bachiana.

Unanimemente considerato il capolavoro dell’ultimo Rossini, che amava definirlo il suo ’“ultimo peccato mortale di vecchiaia”, l’opera ha continuato a impressionare le generazioni successive di compositori, e ad affascinare il pubblico, per le sue forme avveniristiche e per la sua capacità di rivelare l’uomo che si celava dietro la “maschera” ironica e distaccata, che in musica cade nel momento in cui Rossini scrive la sua più sentita lode a Dio, e raccomanda ai suoi primi interpreti di eseguirla “con amore”.