Il ping pong della mascherina

di Paolo Lingua

3 min, 32 sec
Il ping pong della mascherina

Sin da quando s’è diffuso in Italia il coronavirus, per suggerimento dei vertici dei virologi degli ospedali e delle università, è stato emesso e diffuso un invito giocato su tre punti fondamentali: uso della mascherina, continua disinfezione e lavaggio accurato delle mani e distanza tra le persone di un metro. Il tema, legato ai principi sanitari e al buon senso, è stato più volte martellato, anche se abbiamo avuto momenti di lassismo, forse legati  alle forti pressioni del mondo economico e in particolare del mondo turistico alla vigilia delle vacanze. Ne hanno fatto le spese soprattutto la norma della distanza, decisamente disattesa, e, più recentemente l’uso della mascherina.

Ne risentiamo d più d’una settimana con un forte incremento dei contagi, anche se in buona parte in forma non grave. Per questo, proprio sulla base degli ultimi riscontri sull’aumento dei contagi, il premier Giuseppe Conte ha annunciato, per ora ufficiosamente, l’ipotesi di una nuova normativa (che dovrebbe essere emessa entro dopodomani sentito il consiglio dei ministri) che preveda l’obbligo dell’uso della mascherina ovunque, all’aperto, su tutto il territorio nazionale. Per il momento l’impiego della copertura del viso vige solo sui mezzi pubblici e in determinanti ambienti chiusi o deve è previsto un assembramento o dove comunque sussistano rischi come nelle movide nei centri storici, come è il caso di Genova, dove la proibizione è in atto e dove sono previste multe da parte della polizia locale.

Sul come e dove impiegare le mascherine è sorta subito una discussione  che ha visto in prima fila molte regioni, in primo luogo proprio la Liguria, dove il presidente Toti, così come altri presidenti, ha chiesto a Conte una norma con dei distinguo. La decisione definitiva del governo è legata alla fine alla scelta d’un periodo di massimo rigore, oppure a una disciplina dei comportamenti collettivi che abbia presenti dei distinguo legati a determinante situazioni, soprattutto quando ci si dovrà muovere all’aperto. Volendo fare un ragionamento d’un certo respiro, forse la seconda ipotesi è più logica, ma, purtroppo, le recenti esperienze ci hanno mostrato che non sempre i cittadini – in particolare i più giovani – si adeguano con disciplina a una normativa di maggior larghezza. Le violazioni di fatto sono state piuttosto evidenti: dalle spiagge, ai locali pubblici, dalle manifestazioni di piazza agli eventi sportivi. Purtroppo la maggior larghezza di vedute ha dato luogo a comportamenti incoscienti e superficiali.

E’ questo il motivo per il quale il governo sembra incline a usare la mano dura e controlli severi. Gli ultimi dati, come si è detto, fanno inclinare al pessimismo e non ci sono controproposte che tengono. Il timore d’una seconda e forte ondata di contagi è una realtà concreta, considerato il fatto che l’arrivo dei vaccini non è così immediato, anche se da parte di centri scientifici e farmacologici si lavora in tutt9o il mondo a ritmo serrato. I più ottimisti sperano di poter disporre del farmaco immunizzante a primavera. Per altri si decollerà concretamente solo verso la fine del 2021, come ha sottolineato il grande virologo Li Fauci responsabile ai vertici del governo degli Usa. Per questo, da qui a un anno si dovrà agire con la massima cautela seguendo comportamenti prudenti. E’ dimostrato che basta la minima disattenzione (lo si riscontra anche da matrimoni, funerali, battesimi e così via) per creare focolai. Soltanto in Liguria basterà ricordare i casi più vistosi della Spezia e, recentemente, di Imperia.

Tanto è vero che gli osp0edali e i centri specializzati si stanno riorganizzando e rinforzando le loro strutture di accoglienza e di assistenza, compresi i settori di terapia intensiva che potrebbero anche doversi ampliare. Occorre quindi che tutti diamo vita a comportamenti prudenti, senza eccezioni. Di qui la riflessione non facile che dovrà fare il governo, ma ci sono tutte le premesse per un ritorno della mascherina obbligatoria sempre all’aperto. Per quanto? Difficile prevederlo. Il virus ha delle diabolicità intrinseche che nhn vanno mai sottovalutate. In attesa, ovviamente, del vaccino.