Helpcode, tra ultimi progetti e orientamento al GeMUN di Genova

di Redazione

Le linee strategiche e le tematiche spiegate ai ragazzi

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Helpcode  racconta la sua esperienza con diverse attività e il banco di accoglienza al GeMUN di Genova presso Palazzo Ducale. Particolare attenzione è rivolta alle grandi tematiche dalle pari opportunità, all’accesso ai diritti fondamentali quali l’istruzione fino a un focus che ha riscosso particolare interesse tra gli studenti, quello sulla Tunisia. Il Paese, uno dei primi coinvolti dalle primavere arabe, nel 2014 si è dotato di una nuova costituzione che garantisce un impianto giuridico moderno, libertà di credo e di coscienza, libertà di espressione e di stampa, d’associazionismo e di sciopero. Inoltre l’uguaglianza di diritti e doveri tra uomo e donna e le pari opportunità sono centrali nel futuro del Paese, ribadito nella carta costituzionale dalla volontà di porre la donna come protagonista nello sviluppo economico tunisino.

A questo aumento di garanzie nel campo dei diritti civili della popolazione si affianca una preoccupante crescita del fenomeno della radicalizzazione dei giovani tunisini. Questo fenomeno ha trovato nelle nuove tecnologie e nei social media un importante strumento di diffusione per un’aggressiva propaganda a favore di movimenti islamisti radicali.

Importanti centri di ricerca (Foreign Policy, Brooking Institute, ISPI) rappresentano la Tunisia come uno dei principali paesi di partenza di numerosi foreign fighters.“Nel marzo 2017, insieme al nostro partner locale IDH (Institut du Développement Humain) -continuano a spiegare i rappresentanti di Helpcode- abbiamo distribuito circa 400 questionari tra i giovani di 12 regioni tunisine. Dai dati raccolti si evince che il fenomeno della ‘radicalizzazione’ è più marcato nelle banlieue di Tunisi e dalla ricerca appare chiaro il collegamento tra povertà e rischio di radicalizzazione. Un dato importante, considerando che il 32% – il doppio rispetto alla media europea – dei giovani nella fascia 15-24 non hanno un lavoro e non frequentano la scuola (dati dell’International Labour Organisation)”.