Gozzi al Derby del lunedì: "Sospesi gli stipendi di marzo, calcio ultimo a rivedere la luce"

di Redazione

Presidente Entella: "Aiuti al calcio? Non è etico, il bilancio statale deve essere utilizzato in altro modo"

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"Durante l'assemblea della Lega di Serie B tenutasi oggi, è emersa la convinzione da parte di tutti i presidenti che in questa fase di transizione dovremo abituarci a convivere col contagio e le manifestazioni pubbliche, come le partite di calcio, saranno le ultime a rivedere la luce". Così il presidente dell'Entella Antonio Gozzi, ospite della trasmissione "Il derby del Lunedì" su Telenord. "Quello del nostro calcio - ha aggiunto Gozzi - sarà un futuro molto diverso, con valori ridimensionati e in cui si dovrà spalmare i sacrifici su tutti, in modo solidale. Partendo da questo, la decisione assunta all’unanimità dai club di B è di sospendere il pagamento degli stipendi dal mese di marzo e di ragionare su una riduzione variabile a seconda dei due scenari: riduzione o addirittura nessun pagamento se il campionato non riprendesse e una seconda ipotesi, più mitigata, se il campionato dovesse ripartire e concludersi, anche entro luglio. In funzione di questi due scenari ci sarà un aggiustamento dei compensi dei calciatori".

Gozzi si è poi soffermato sul tema dei contratti pluriennali di molti calciatori, contratti stipulati in una fase di mercato completamente diversa da quella attuale. "Credo una visione concertata con i calciatori sia interessante per tutti - ha spiegato Gozzi - Se non si dovesse trovare una quadra, le conseguenze sarebbero molto gravi, con fallimenti di molti club di Serie C ma anche di qualche club sia in B che di A. I bilanci delle società di calcio sono per la stragrande maggioranza in perdita e ogni anno vengono ripianati dalle proprietà con ricapitalizzazioni. In un momento in cui molte proprietà sono alle prese con la difficile partita di mantenere vive le loro aziende principali, non quelle calcistiche, c’è anche un problema di tipo etico: come fanno i proprietari che hanno i loro lavoratori in cassa integrazione nelle aziende principali, a spendere soldi per tenere in piedi le società di calcio che, in questo momento, non sono certo la loro priorità? L’idea poi che sia lo Stato a venire in soccorso del mondo del calcio, magari con contributi a fondo perduto, onestamente mi lasciano perplesso. In un momento così grave, il bilancio dello Stato deve essere utilizzato prioritariamente in altri modi".

"L'Italia ha reagito tutta in ritardo - ha concluso Gozzi, riferendosi alle partite giocate a porte aperte quando ormai l'epidemia sembrava sul punto di dilagare - Me li ricordo quelli che all'inizio dicevano che si trattava di una semplice influenza. Con molta onestà dico che all'inizio anch'io, sbagliando e parlando da ignorante, ero stupito. Col senno di poi quelle partite o non dovevano essere giocate o dovevano essere giocate a porte chiuse".