Gli errori strategici di Matteo Renzi

di Paolo Lingua

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Gli errori strategici di Matteo Renzi

E’ assai probabile – e lo stesso presidente della repubblica Sergio Mattarella sembra ormai d’accordo – che tra  lunedì e martedì  Giuseppe Conte potrebbe raggiungere il voto di maggioranza alla Camera e al Senato, proseguendo così l’attuale esperienza di Governo senza dover affrontare la prassi complessa di una crisi istituzionale. In parole povere, a quanto si è capito sino a oggi, ci sarebbero ormai, nei due rami del Parlamento (e in particolare in  Senato, dove i numeri erano più incerti) i voti sufficienti a far passare la fiducia al governo. Ed è probabile che sia possibile dar vita a un gruppo organico di sostenitori, composto tra i gruppi misti ed ex Italia Viva scontenti di Matteo Renzi, oltre che leader di partiti ormai in liquidazione come il Psi e aree centriste.  A questo punto nasce spontanea una domanda generale sul comportamento di Matteo Renzi che ormai si schiera all’opposizione dell’attuale governo, senza  aver raccolto gli obiettivi politici che si era prefisso.

Rivediamo, per un attimo, gli ultimi passaggi politici di Matteo Renzi. Quando sorge il contrasto tra oil M5s e la Lega di Salvini, Renzi, ancora all’interno del Pd, spinge per Dar vita alla nuova coalizione. Ovvero il Conte Bis. Ottenuto l’accordo , subito dopo, esce dal Pd e fonda Italia Viva, sorprendendo i vertici del Pd.  Dopo qualche mese di pausa, Renzi riprende un’azione pressante sul governo sfruttando le incertezze di Conte sui contenuti del Recovery Fund.  Le scelte sui finanziamenti europei che decollano in termini molti generici nso0npo frutto delle differenza di strategia tra il Pd e il M5s, soprattutto sulle grandi opere alle quali è favorevole il Pd ma diffidenti i grillini più portati a interventi di tipo assistenziale per recuperare consensi, in particolare nel Sud. Poi c’è la questione del Mes che vede il Pd favorevole (ma senza forzature per evitare rotture).

Renzi scende a testa bassa, ottiene, per la verità, una serie di recuperi sui contenuti, ma non si dichiara soddisfatto e punta, con durezza, alla rottura cercando di provocare la crisi di governo. Ma non tiene conto che nelle fasce centriste del parlamento e anche all’interno del suo movimento molti parlamentari sono preoccupati. Italia Viva resta molto bassa nei sondaggi e si prospetta, nel caso di elezioni, una sorta di disastro. Così proprio quell’area moderata sulla quale il leader fiorentino faceva conto si stacca alla ricerca di alleanze più solide. In parole povere si ha la netta sensazioni che alla fine dei conti, il governo nel volgere di qualche giorno avrà la maggioranza nei due rami del parlamento, evitando la crisi istituzionale. E’ evidente che la situazione generale non è delle più solide, ma, con ogni probabilità, vista anche la drammatica situazione della pandemia, riuscirà a reggere sino alle soglie del semestre bianco che precede l’elezione del Capo dello Stato. Il che vuol dire che il governo in carica reggerà sino al 2022. E dopo si vedrà anche alla luce del calo, che si spera davvero realizzato, del coronavirus. E allora? Se Conte, in qualche modo, come ormai appare probabile, supererà la crisi, per la seconda b volta in pochi anni, Matteo Renzi fallirà il suo obiettivo, pur avendo in pugno non poche ragioni.

Al momento del referendum istituzionale Renzi aveva molti contenuti concreti dalla sua parte ma sbagliò clamorosamente trasformando il vito in una sorta di referendum a proprio favore, perdendo una quantità determinante di voti a suo favore. Anche in questo  caso, alcune sue osservazioni sui contenuto del Recovery Fund erano sensate, ma, ancora una volta, nei ha modificato le finalità, forse nella speranza di modificare  gli esiti dei sondaggi molto bassi riguardo al suo movimento. Con il risultato di perdere uomini e sondaggi.  Ancora una volta un errore strategico, frutto dell’eccesso di personalismo nel comportamento. Renzi non vuole accettare il declino della sua immagine. Di qui una inutile crisi che indebolisce tutti ma che consente, in un momento storico in cui conta il galleggiamento, ai suoi avversari di sopravvivere che è l’obiettivo massimo al quale si può aspirare. Diceva Andreotti, cinico ma saggissimo, che è meglio tirare a campare piuttosto che tirare le cuoia.