Genova, nuova protesta dei Ristoratori Riuniti a De Ferrari: "Apriamo o moriamo"

di Gregorio Spigno

Presente anche il capogruppo regionale della Lega Stefano Mai, che ha aggiunto: "Se si ferma la ristorazione, si ferma tutto"

L'associazione "Ristoratori Riuniti" si è nuovamente data appuntamento nella giornata di oggi per protestare contro le decisioni governative. Nonostante il passaggio della Liguria da zona arancione a zona gialla, bar e ristoranti dovranno comunque rimanere chiusi dalle 18 in poi. Sì al servizio e alla consumazione sul posto, ma solo prima dell'orario che porterebbe ad aperitivi e cene.

Una sorta di flash mob, con alcune sedie a simulare i tavoli di un ristorante e cartelli appesi al collo con su scritto 'Apriamo o moriamo' 'Ridateci il lavoro'. "Siamo messi male, lo sappiamo, lo sanno tutti - ha detto Fausto Malerba, imprenditore e titolare di un noto ristorante genovese -, Noi non lavoriamo e continuiamo a pagare costi fissi. Lo facciamo da un anno, Siamo pronti a chiudere e a aspettare purché ci sia una seria partecipazione a questi costi fissi. La salute pubblica è fondamentale e fin qui siamo d'accordo però abbiamo dipendenti che non prendono la cassa integrazione, che devono pagare l'affitto e non sanno come fare. Gli imprenditori - ha detto -, quelli che possono farlo, li aiutano ma molti di noi hanno la stessa difficoltà: i proprietari delle mura stanno dando lo sfratto. E quando si arriva allo sfratto abbiamo chiuso aziende, attività e posti di lavoro".

Delicato anche il tema riguardante i ristori: sondando l'umore di molti ristoratori, si evince come i soldi ricevuti dal Governo non siano bastati nemmeno per coprire le spese di affitto o le bollette, tanto che il calo medio del fatturato in un mese sembra avvicinarsi al 50% per la maggior parte dei presenti.

In segno di vicinanza, alla protesta pacifica ha preso parte anche Stefano Mai. Il capogruppo regionale della Lega ha ascoltato le problematiche che affliggono gli addetti ai lavori, e ha poi commentato: "Sappiamo da troppo tempo che questo settore non può più andare avanti: la gente è allo stremo, ma nonostante ciò tutti continuano a pagare tasse, affitti e quello che lo Stato chiede, però nessuno ha introiti. Spesso si pensa al ristoratore come singolo, ma bisogna riflettere su quanti dipendenti abbia, sulle famiglie che dipendono da lui. Se si ferma la ristorazione, in questo paese si ferma tutto".