Genova, alla Fiera del Mare la requisitoria sulla collocazione della torre piloti

di Redazione

Imputate 12 persone per la tragedia che costò la vita a 9 persone. Udienza all'aperto per rispettare il distanziamento e le norme anticontagio

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Inizia oggi la requisitoria del pubblico ministero Walter Cotugno, nella prima udienza dopo le restrizioni per il coronavirus, nel processo sulla collocazione della torre piloti, la struttura crollata il 7 maggio 2013 per l'urto della Jolly Nero provocando la morte di nove persone. Nel processo sono imputate 12 persone tra ex dirigenti dell'Autorità portuale e capitaneria di porto, datori di lavoro, progettisti e collaudatori dell'opera costruita a filo banchina. L'udienza è in corso al padiglione Jean Nouvel della Fiera del mare, in modo da consentire il distanziamento fisico per il rispetto delle norme anticontagio.

Nel frattempo la compagnia Messina, condannata in primo e secondo grado nell'inchiesta madre sulla tragedia, ha chiesto un risarcimento, in sede civile, da otto milioni e mezzo di euro allo Stato, all'Autorità, capitaneria e ministero delle Infrastrutture. La richiesta è arrivata nei giorni scorsi dopo l'acquisizione dei documenti dell'inchiesta e non riguarderebbe solo i risarcimenti, ma anche la futura partita della ricostruzione. La compagnia ha già risarcito quasi tutte le famiglie, tranne due che hanno rifiutato. Negli ultimi mesi la compagnia assicurativa Generali ha fatto a sua volta causa all'authority per chiedere mezzo milione per le pilotine andate perse nel crollo.

In appello, nell'ambito dell'inchiesta principale sul disastro, era stato assolto il pilota del porto Antonio Anfossi (in primo grado era stato condannato a quattro anni) ed erano state confermate le assoluzioni per Giampaolo Olmetti, comandante d'armamento, e per il terzo ufficiale Cristina Vaccaro. Le altre condanne erano state confermate e in alcuni casi leggermente diminuite. L'udienza in Cassazione e' stata fissata per il 16 ottobre. Il processo sulla costruzione è nato grazie alla tenacia della mamma di Giuseppe Tusa, una delle vittime. La procura aveva inizialmente chiesto l'archiviazione ma la donna si era opposta e il gip aveva ordinato al pm nuovi accertamenti.