Elezioni dall’esito incerto e strappi nei partiti

di Paolo Lingua

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Elezioni dall’esito incerto e strappi nei partiti

Il gioco dei sondaggi che da qualche anno a questa parte hanno perduto incisività, anche per esiti  reali delle urne sovente assai diversi dalle indicazioni delle indagini. Le variabili sono quasi nevrotiche e possono davvero capovolgere situazioni solidificate, ovviamente solo in apparenza.  Ora, come tutti sanno, l’Italia è di fronte a tre passaggi elettorali differenti. Il primo scatterà entro due settimane e prevede un robusto gruppo di elezioni amministrative con molti importanti comuni capoluogo. L’esito, bene o male, si rivolgerà sullo stato attuale del Parlamento che però è di fatto bloccato a sostenere il governo di Mario Draghi. In febbraio non sarà il popolo, ma il piccolo reggimento di parlamentari e di rappresentanti delle regioni a eleggere il Capo dello Stato. Se non ci saranno colpi di scena in extremis, Sergio Mattarella non intende, per sue dichiarazioni dirette, ripresentarsi né per un mandato pieno né per un mandato a breve termine, come è avvenuto per il suo predecessore. A questo punto le soluzioni, in concreto, sono due: o viene eletto all’unanimità Mario Draghi, oppure l’attuale premier preferirà restare al governo (magari anche oltre il 2023, scadenza delle due Camere). E a questo punto occorrerà individuare un candidato di largo consenso che, per il momento, resta un enorme punto interrogativo. Ma, all’indomani del voto per il Quirinale, ci sarà un’altra raffica, non meno densa, di elezioni amministrative. Ma alla vigilia di tutte queste prove, gli schieramenti politici si stanno mostrando sempre più incerti e fragili e le coalizioni potenziali hanno perduto ogni forma di aggressività o di ostentata sicurezza. Il blocco più solido, sino a pochi mesi fa, era quello del centrodestra  che aveva messo nel carniere  una alleanza elettorale ferrea con molti risultati positivi. Oggi però la posizione di Forza Italia si fa sempre più distante dai contenuti populisti 4e sovranisti della Lega e di Fratelli d’Italia, anche a livello di alleanze europee. Il partito dell’ex cavaliere è sempre più identificato al vecchio centro liberale e sempre più sostenitore convinto del Governo Draghi. Inoltre, anche nella complessa vicenda dei vaccini, i forzisti sono schierati senza esitazione a favore del vaccino, del green pass e sono in netta avversione nei confronti dei  “no vax”.  Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni è l’unico movimento nettamente all’opposizione e su questa linea sta recuperando suffragi, ma non è un partito che possa reggere una leadership, anche di schieramento. La sua sorte assomiglia quella del partito della Le Pen in Francia. Raccoglie voti ma non vince mai. Più complessa è la situazione che si sta dipanando nella Lega. C’è stata nei giorni scorsi la pesante spaccatura in Parlamento sul voto del green pass, con oltre 50 leghisti che non hanno votato, dopo che i ministri del loro partito, con Giorgetti in testa, si erano schierati con Draghi. La Lega oscilla, forse anche per un certo pendolo di spot di Salvini, forse preoccupato della crescita della Meloni alla quale non on vuole cedere la leadership dello schieramento di centrodestra. Nel partito sembrano emergere due linee, una tradizionalista che sembra d’accordo con le oscillazioni populiste di Salvini; l’altra, più governativa e moderato-liberale, di cui il leader di fatto è Giorgetti. Tutto l’insieme appare confuso. E il centrosinistra? Anche in questo schieramento la situazione è variegata. Il Pd e il M5s non hanno messo insieme una alleanza organica in  quasi nessun comune dove si vota. Inoltre, su molti punti ci sono contenuti strategici differenti: il M5s per esempio ha fatto marcia indietro su tutte le riforme sulla giustizia, ma anche al suo interno appare sempre più frantumato dopo la leadership di Conte che non tutti condividono. I suoi consensi si annunciano in calo. Ma anche nei partitini in particolare nell’area più moderata (Renzi e Calenda per intenderci) c’è molta incertezza. Sono schierati con le scelte sinora vincenti del Governo, ma i sondaggi non sembrano premiarli in alcun modo. Si naviga in un mare agitato e con venti che cambiano direzione di ora in ora.