Dipendenza da alcol, al San Martino un approccio innovativo: "I gruppi di aiuto importanti quanto la medicina"

di Alessandro Bacci

Il direttore del centro alcologico di Genova Gianni Testino presenta il nuovo libro “I giovani e la conquista della libertà”

Video momentaneamente non disponibile.

Gli effetti della pandemia si ripercuotono sul mondo della sanità anche in modo indiretto. Nel 2020, ad esempio, l'abuso di alcol e droghe è aumentato in modo esponenziale nell'intera popolazione. Al centro alcologico dell'Asl3 di Genova arrivano decine di nuovi pazienti in cerca di aiuto e moltissimi altri che erano riusciti ad uscire dal tunnel della dipendenza e che ci sono ricaduti: "Il consumo di alcolici nelle famiglie è aumentato, questo ha portato a una serie di ricadute con peggioramento fisico e psichico di èpersone che erano riuscite ad entrare in sobrietà afferma Gianni Testino, primario del centro alcologico dell'Asl3 di Genova -  Abbiamo avuto un numero importante di nuove persone dipendenti. Le dipendenze da sostanze stupefacenti non sono diminuite e sono aumentate anche tutte quelle dipendenze relative alla tecnologia. Persone che utilizzavano le tecnologie in un periodo di solitudine, isolamento e depressione sociale non hanno fatto che aumentare questo utilizzo e scivolare nella dipendenza."

Gianni Testino e l'Oss dell'ospedale San Martino di Genova Patrizia Balbinot hanno deciso di raccogliere le proprie esperienze in un libro intitolato “I giovani e la conquista della libertà”. Un manuale che affronta la dipendenza da alcol e droga con un approccio innovativo. Anni di esperienza sul campo dimostrano come nel trattamento degli alcolisti spesso il supporto emotivo e psicologico in gruppo si riveli ancora più importante dei medicinali e le cure tradizionali. Si parte dall'evoluzione della mente umana fino ad arrivare a una riflessione sul rapporto tra chimica e spirito: "Abbiamo scritto questo libro perchè pensiamo che l'essere umano non sia soltanto un corpo ma qualcosa di più - afferma Patrizia Balbinot - Nell'ambito delle dipendenze la cura farmacologica e psicologica è importante ma non è la soluzione. Ald etto dei nostri pazienti la dipendenza è un male dell'anima. Lavoriamo e curiamo sia il fisico che l'anima attraverso dei percorsi nei gruppi di auto aiuto che abbiamo creato nel nostro reparto. Qui le persone intraprendono un percorso di consapevolezza che portà alla libertà. Le persone quandop entrano nel nostro reparto non hanno la consapevolezza ne di loro stessi ne del loro problema. Non reputano i gruppi una cura mentre invece per noi sono una soluzione. A volte soltanto l'ascoltare persone con lo stesso problema porta le persone a capire il proprio e a cambiare il proprio stile di vita."

"I numeri delle dipendenze nei giovani sono in costante peggioramento - continua Testino -  Le tecniche che abbiamo a disposizione sono certamente utili ma non sono la soluzione al problema. In questo settore della medicina ci vuole un radicale cambiamento culturale. Dobbiamo spingerci al di la del normale riduzionismo medico. Questo libro è un percorso che ci fa comprendere come l'evoluzione abbia creato questo organo straordinario che è il cervello. Abbiamo cercato di comrpendere come i giovani riescano a distruggerlo o renderlo schiavo da sostanze e comportamenti. Poi abbiamo analizzato quello che per noi è il percorso: è farmacologico, è legato ai percorsi di psicoterapia ma poi abbiamo compreso che se vogliamo che i nostri ragazzi rimangano in uno stato di benessere per tutta la vita è necessario associare la frequenza ai gruppi di auto aiuto. Ormai sono una risorsa riconosciuta scientificamente, nel mantenimento dell'astensione da alcol o da sostanze sono uno strumento che noi operatori dobbiamo necessariamente utilizzare."

"Purtroppo solamente il 5% dei pazienti frequenta i gruppi di auto aiuto. Questo per diverse ragione, la prima è che culturalmente noi rpofessionisti non siamo molto preparati. Ci viene complicato pensare che un gruppo di pazienti possa essere particolarmente importante. Il secondo problema è che i pazienti e le famiglie stesse non sono disponibili a frequentare questi gruppi o perchè si vergognano o per falsi miti negativi. Ecco perchè nel mio centro ho deciso che Patrizia Balbinot diventasse la facilitatrice ai gruppi. Oltre alla visita infermieristica c'è un percorso per far si che per arrivare a un cambiamento bisogna effettuare un percorso spirituale. Non si tratta di religione ma si tratta di ritrovarsi, far uscire da se stessi quello che ciò realmente siamo. Volendo siamo tutti straordinari."