Diabete di tipo 1, al via il test sul trapianto di isole pancreatiche incapsulate

di Marco Innocenti

1 min, 26 sec

Potrebbe estendere a molti più pazienti questo tipo di terapia, riducendo il ricorso a pesanti terapie immunodepressive

Diabete di tipo 1, al via il test sul trapianto di isole pancreatiche incapsulate

Parte in Italia la prima sperimentazione sul trapianto delle isole pancreatiche con capsule bio-ingegnerizzate, che potrebbe estendere a molti più pazienti di diabete di tipo 1 questa procedura, evitando per loro pesanti terapie immunosoppressive. Lo prevede un progetto di ricerca supportato dalla Fondazione Italiana Diabete Onlus, condotta in collaborazione con l'Università di Perugia e il Diabetes Research Institute di Miami. Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune che, se non trattata, porta alla morte e, se mal trattata, può causare molte complicazioni gravi, sia acute che croniche. Rappresenta il 5% dei casi di diabete, interessa soprattutto i giovani e richiede un trattamento insulinico immediato.

Il trapianto di pancreas e quello, meno invasivo, di isole pancreatiche sono due procedure potenzialmente capaci di eliminare la malattia e l'utilizzo di insulina. Purtroppo, però, a causa della necessità di farmaci immunosoppressori (antirigetto) e dei conseguenti effetti collaterali associati, il ricorso a questi trattamenti è limitato ai casi nei quali sono già presenti complicanze gravi.

Ora al Niguarda di Milano, partirà una nuova sperimentazione che punta ad allargare l'applicabilità del trapianto di cellule pancreatiche a molte più persone, evitando il ricorso alle terapie antirigetto. "Utilizzeremo delle speciali microcapsule per trapiantare le cellule pancreatiche sulla membrana che circonda gli organi addominali. Questo dovrebbero evitare che il sistema immunitario del paziente distrugga le cellule pancreatiche trapiantate, permettendo loro di iniziare a produrre insulina necessaria", spiega Federico Bertuzzi, responsabile della Diabetologia di Niguarda. "Il finanziamento di questo studio - dice Nicola Zeni, presidente della Fid - rappresenta per noi, dopo oltre dieci anni di attività, un traguardo molto importante. L'obiettivo è eradicare una malattia invisibile e poco conosciuta, che ha un costo sociale e familiare enorme".