Crociere di cabotaggio, prosegue lo scontro fra Confitarma e Assarmatori

di Marco Innocenti

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Sisto: "Emendamento a costo zero". La replica di Messina: "Costa le può già fare ma senza agevolazioni".

Crociere di cabotaggio, prosegue lo scontro fra Confitarma e Assarmatori

"Se vuole fare crociere di cabotaggio, lo può già fare con le norme che ci sono". Messaggio chiaro da parte di Assarmatori che, attraverso le parole del sue presidente Stefano Messina in audizione alla commissione lavori pubblici del Senato, ha ribadito il proprio no alla richiesta, avanzata da Costa, di una deroga alla legge 30. 

"Se ci sono aiuti - ha ribadito il numero uno di Assarmatori - vanno dati per equità e per giustizia a chi fa cabotaggio come servizio pubblico essenziale, come collegamento tra le isole maggiori o sul lungo collegamento di merci e passeggeri. Come detto, è una questione di giustizia. Non mi piace ricorrere alla polemica con i colleghi di Confitarma", ha aggiunto Messina riferendosi all'emendamento al decreto Rilancio presentato proprio da Confitarma, volto a rimuovere il divieto per chi già gode delle agevolazioni fiscali e contributive del Registri Internazionale di svolgere le cosiddette crociere di cabotaggio, quelle crociere cioé che toccano solo porti nazionali.

Il presidente Messina ha poi sottolineato che le crociere sono "ormai tutte in mano a 5 o 6 multinazionali, la più grande la Carnival ha comprato anche Costa Crociere che utilizza la bandiera italiana ed è importantissimo che lo faccia. Il cabotaggio è un'infrastruttura insostituibile, non ci sono operatori esteri per andare in Sardegna. Sono tutte aziende italiane, battenti bandiera italiana, con lavoratori italiani. Queste hanno bisogno di sostegno, non chi fa il trasporto del carbone dal Brasile all'Australia con la bandiera italiana".

Quello alla legge 30/98 sarebbe "un emendamento a costo zero al decreto Rilancio - controbatte Luca Sisto, dg di Confitarma, sempre in audizione alla commissione lavori pubblici - e permetterebbe alle navi da crociera con bandiera italiana di riprendere i servizi solo sui porti nazionali per un periodo di 3-4 mesi, utilizzando i benefici fiscali e contributivi dell'iscrizione al registro internazionale".

Servirebbe poi "un altro emendamento - aggiunge Sisto - per garantire un ristoro, almeno parziale, delle perdite di fatturato alle navi iscritte nelle matricole nazionali, che non godono di agevolazioni. Questi due emendamenti sono completamente svincolati, chi pretende di fare mescolanze tra l'uno e l'altro, si assume il rischio di non poter beneficiare del sostegno né dell'uno né dell'altro. Qualora non consentissimo alle navi di Costa Crociere di riprendere servizio dai porti nazionali, arriveremmo a creare un paradosso giuridico", conclude Sisto spiegando che una nave con bandiera maltese potrebbe ad esempio fare crociere tra Civitavecchia, Cagliari, Savona e Palermo e una nave con bandiera italiana non potrebbe farlo.