Reperti accidentali, Bonsignore: "Alcuni casi sono entrati, inizialmente, nel computo dei morti da Covid"

di Redazione

Quando ad una persona deceduta a causa di un incidente viene poi riscontrata una positività al tampone post mortem

Esiste un certificato in cui vengono enunciate le cause del decesso di un individuo, spiega il prof. Alessandro Bonsignore.

Tutte le volte che si verifica un decesso, secondo il Regolamento di Polizia Mortuaria, devono essere certificate le cause di morte. In questo documento si devono indicare la causa iniziale, la causa intermedia e la causa finale di morte e, poi, la cosiddetta “scheda ISTAT" viene inviata al comune dove è avvenuto il decesso. Nessun cittadino italiano può essere seppellito senza questo certificato, chiarisce il presidente dell’OMCeO e medico legale, Alessandro Bonsignore.

Questo atto è una dichiarazione obbligatoria che deve essere necessariamente redatta dal medico curante, dal medico dell'ospedale ove il soggetto era ricoverato o da chi ha avuto in cura il deceduto o, ancora, da chi ha effettuato l'eventuale autopsia.

Sempre in questa dichiarazione c'è uno spazio a parte per tutta una serie di comorbidità, patologie o problemi che erano presenti nel paziente deceduto e che. tuttavia, non hanno avuto un ruolo causale nel determinismo della morte secondo la valutazione del medico.

Tutte le volte che sulla scheda ISTAT compare la scritta "positività al Covid-19", andrebbe fatto uno studio per verificare se le morti sono realmente ed esclusivamente dovute al Covid o meno, ad esempio in termini di concausa. Studio che attualmente è in corso presso la Sezione di Medicina Legale dell’Università di Genova.

C'è poi il caso del reperto accidentale: se, ad esempio, ad una persona deceduta a causa di un incidente viene poi riscontrata una positività al tampone post mortem.

Alcuni di questi casi sono, almeno inizialmente, entrati nel computo dei morti da Covid.