Coronavirus, 8mila contagi fra medici e infermieri: "Sanità impreparata e mancanza di dpi"

di Redazione

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L'accusa arriva dal sindacato dei medici ospedalieri

Coronavirus, 8mila contagi fra medici e infermieri: "Sanità impreparata e mancanza di dpi"

Ottomila contagi tra gli operatori sanitari e decessi da Sars-CoV-2 che aumentano di giorno in giorno. L'Anaao Assomed, il più grande sindacato dei medici ospedalieri italiani, punta il dito sulle quattro cause principali che hanno favorito il contagio all'interno degli ospedali e a cascata tra le famiglie di medici e infermieri. Al primo punto il sindacato indica "l'impreparazione e i problemi anche strutturali negli ospedali, sopratutto nei pronto soccorso, nell'azione di prevenzione e contenimento del rischio biologico, imputabili alla mancata o inadeguata attuazione dei Piani Pandemici Nazionali (ultimo del 2006) e Regionali (2007). Dai percorsi puliti/sporchi, aree pulite/sporche con apposite zone filtro, ai sistemi di ventilazione a pressione negativa e alle docce per il personale".

Al secondo punto, la "gravissima carenza o mancanza ed inadeguatezza dei dispositivi di sicurezza individuale per categoria di rischio. A cominciare dalle maschere Ffp2 e Ffp3, agli occhiali e visiere, i sovracamici, le tute, guanti, calzari, copricapo". "Una carenza - scrive su Fb il segretario nazionale di Anaao, Carlo Palermo - coperta con norme di legge ad hoc con cui si è innalzata a dignità di Dpi la semplice mascherina chirurgica, in aperta contraddizione con le linee guida delle società scientifiche e i regolamenti del Parlamento e del Consiglio europeo".

Nella valutazione, firmata anche dal coordinatori dei segretari regionali del sindacato Adriano Benazzato, viene poi sottolineata "L'errata misura nella sorveglianza della sicurezza per il personale sanitario, favorita addirittura da indirizzi legislativi (articolo 7 DL 14/2020) con cui si esclude il personale sanitario dall'obbligo dell'isolamento fiduciario in caso di esposizione a Covid-19". Infine, Anaao stigmatizza le "errate indicazioni e temporizzazioni nell'esecuzione dei tamponi, con conseguente mancata messa in sicurezza di tutto il personale che garantisce i servizi pubblici essenziali, per primo quello sanitario, associate ad una gravissima carenza dei reagenti e dei dispositivi per processarli".